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Vietri sul mare
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Mosé-Max Melamerson, 1881-1948
Flora Haag nasce il 23 maggio 1889, a Hamburg, Germany.
Mosé-Max Melamerson nasce il 17 ottobre 1881 a Suwalki, un villaggio lituano molto vicino alla frontiera russa, un centro contadino abitato da ebrei, uno sthetl.
Max e Flora si sposano il 18 gennaio 1910, all'età di 29 anni.
Hanno 3 figli: Ralph Oskar (Amburgo, 1911), Ernest (Berlino, 1914) e Miriam (Berlino, 1918 e muore per un’infezione nel 1926).
Max muore a Roma nel 1948, all'età di 67 anni.
Flora muore a New York nel 1987, all’età di 98 anni.
https://www.myheritage.it/names/max_melamerson
Max Melamerson
(1881-1948)
Flora Haag
(1889-1987)
L'imprenditore tedesco Max Melamerson, rileva nel 1927, i locali della fabbrica di ceramiche "Della Monica" a Vietri sul Mare e fonda, coadiuvato da Günther Stüdemann, la manifattura per la produzione di ceramiche artistiche "I.C.S." (Industria Ceramica Salernitana) e assume la ceramista tedesca Barbara Margarete Thewalt-Hannasch (1901-1962), la pittrice russa Liesel Oppel (1897-1960), lo scultore Lothar Eglive, il torniante Otto Piesche, la modellatrice Hilde Rauberling, Irene Kowaliska e alcuni ceramisti locali tra cui Vincenzo Procida, Giovannino Carrano, Guido Gambone, Giovannino Falcone e il giovanissimo Matteo Rispoli.
La direzione artistica della fabbrica è affidata a Richard Dölker e successivamente a Salvatore Procida.
Alla fine degli anni Trenta Max Melamerson fonda, a Fontana Limite, presso Vietri, un'altra manifattura ceramica dal nome "M.A.C.S." (Manifattura Artistica Ceramica Salernitana).
Tra il 1936 e il 1939 Max Melamerson avvia una collaborazione
con la manifattura "Cantagalli" di Firenze e invia alcuni suoi collaboratori, tra cui Guido Gambone e Vincenzo Solimene, a lavorare nel capoluogo Toscano.
Negli anni Quaranta, a causa delle leggi razziali, Max Melamerson, essendo di origini israelite, viene rinchiuso nel campo di raccolta di Viterbo e al termine della guerra la manifattura viene rilevata dal Negri.
Max Melamerson, ormai inguaribilmente ferito nel corpo e nello spirito, tornato a Vietri nel dopoguerra, viene visto vagare alla ricerca della sua collezione di ceramiche.
L'arte della ceramica a Vietri. Max Melamerson
www.artaste.it/it/dettaglio_prodotto.htm
?grid=&time=1&id=309846&s=
VASO&c=DESIGN&ac=31&an=1302&f=&p=100&b=1
Parrini Lauro | 15/02/2013 alle 22:02
I.C.S. (Vietri)
http://www.archivioceramica
.com/fabbriche/IJ/I.C.S..htm
La manifattura vietrese per la produzione di ceramiche artistiche “I.C.S.” (Industria Ceramica Salernitana) viene fondata nel 1927, nei laboratori ceramici della ex ditta “Della Monica” a Marina di Vietri, dall’imprenditore amburghese Max Melamerson che ne fa un centro di produzione di ceramiche artistiche frequentato dai maggiori talenti di area tedesca, e non solo, della ceramica moderna, la cosiddetta “colonia tedesca di Vietri”, probabilmente con la collaborazione tecnica di Günther Stüdemann, già proprietario della “Fontana Limite”.
Da Firenze chiama Barbara Margarethe Thewalt, dalla Russia giunge la pittrice Liesel Oppel, assume lo scultore in ceramica Lothar Eglive, la modellatrice Hilde Ramberlieg, le pittrici Amos Marianne ed Elisabeth Schveizer, il torniante Piesche, Irene Kowaliska e il ceramista Richard Dölker Richard Dolker come direttore artistico.
Tra gli italiani lavorano presso la manifattura, tra gli altri, Guido Gambone, Vincenzo Procida ed il figlio Salvatore, Giovannino Carrano, Francesco Solimene e Giovannino Falcone.
Negli anni Trenta la produzione è costituita soprattutto da ceramiche d’uso di sapore popolare e naif dai decori fortemente semplificati e generalmente bicolore.
Nel 1933 alcune ceramiche della
manifattura sono esposte alla II mostra Salernitana d’Arte.
Nel 1935 l’incarico di direttore artistico della manifattura è assegnato a Guido Gambone.
La manifattura conta numerose presenze alle edizioni della Triennale di Milano.
Alla fine degli anni Trenta Max Melamerson fonda, sempre a Fontana Limite, presso Vietri, anche la manifattura “M.A.C.S.”
Alla fine degli anni Trenta tra gli apprendisti che lavorano per la manifattura c’è, appena adolescente, Guido Infante.
Negli anni successivi Max Melarmerson, in quanto israelita, viene rinchiuso,
a causa delle leggi razziali, nel campo di raccolta di Viterbo.
Alla fine della guerra la gente di Vietri lo ricorda girare per le strade della cittadina nella disperata ricerca della sua collezione di ceramiche.
Il marchio della manifattura è costituito da un pesce stilizzato e la scritta “I.C.S. Vietri”.
Recentemente è stato individuato un nuovo marchio raffigurante due scogli “gemelli” affioranti dal mare e l’acronimo “ICS”.
Entrambi i marchi traggono ispirazione da quelli usati precedentemente da Gunther Studemann per firmare i lavori della sua “Fontana Limite”
———————————-
English – translate.google.com
The manufacturing processes for the production of Vietri ceramics “ICS” (Ceramic Industry Salernitana) was founded in 1927 in the laboratories of the ceramic former company “Della Monica” in Marina di Vietri, Hamburg entrepreneur Max Melamerson making it a center for the production of artistic ceramics attended by major talents of the German, and not only of modern ceramics, the so-called “German colony of Vietri”, probably with the technical collaboration of Günther Stüdemann, owner of the “Fountain Limit”.
From Florence called Barbara Margarethe Thewalt, Russia comes the painter Liesel Oppel, assumes the ceramic sculptor Lothar Eglive, the molding Hilde Ramberlieg, the painters and Amos Marianne Elisabeth Schveizer, the potter Pieschen Irene Kowaliska and ceramist Richard Dolker as artistic director .
Among the Italians working
in manufacturing, among others, Guido Gambone, Vincenzo Salvatore Procida and his son, John Carrano, Solimene Francis and John Falcone.
In the thirties the production consists primarily of ceramics using popular flavor and decorations from naive greatly simplified and generally bicolor.
In 1933, some ceramics manufacturing are exposed to II shows Salernitana Art.
In 1935 the post of artistic director of the factory is assigned to Guido Gambone.
The factory has the presence of numerous editions of the Milan Triennale.
At the end of the thirties Max Melamerson based, always Fontana limit at Vietri, also manufacture “MACS”
At the end of the thirties between apprentices who work for manufacturing is, as a teenager, Guido Infante.
In the following years Max Melarmerson, as Israelite, is locked up because of the racial laws in the field of collection of Viterbo.
At the end of the war the people of Vietri remembers him wandering the streets of the town in a desperate search for his collection of ceramics.
The mark of the factory consists of a stylized fish and the word “ICS Vietri.”
It was recently identified a new brand represents two rocks “Twins” emerging from the sea and the acronym “ICS”.
Both brands are inspired by those used previously by Günther Stüdemann to sign the work of his “Fountain Limit”.
https://www.thatsarte.com/blog/italian-ceramic-art-books/
Bibliografia:
Matilde Romito, “La Costiera degli stranieri nel primo trentennio Novecento”, in AA.VV., Spazi di transizione. Il classico moderno (1880-1933), a cura di Mauro Ponzi, Milano, Mimesis Edizioni, 2008, prezzo Euro 22,00, pp. 17-44:
notizie complete sulla colonia di stranieri a Postano ed a Vietri: gli artisti olandesi, i tedeschi Günther Stüdemann (Fontana Limite), Richard Dölker, Max Melamerson, Irene Kowaliska, Margarete Thewalt-Hannasch (1901-1962), ecc. ecc., a pagina 30 e 40 notizie su Hugo Ball, Emmy Hennings, Annemarie Hennings, mancano pagine 41 e 42 dall’anteprima, il testo termina con le pagg. 43-44.
https://books.google.it/books?id=
CQUW7TugZ4cC&pg=PA30&lpg=PA30&dq=
Annemarie+Hennings&source=bl&ots=wav
_DXWBUe&sig=cqz_bOadomdxC-cCegzg3
qZjSUs&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiX-oq4
59LXAhUJLFAKHRxXAN0Q6AEIaDAO#v=one
page&q=Annemarie%20Hennings&f=false
Seguono 4 recensioni on-line del libro di Antonio Forcellino:
Antonio Forcellino
La ceramica sugli scogli. La storia cancellata di Max e Flora Melamerson
Editore: La Conchiglia
Collana: Atyidae
Anno edizione: 2017
Pagine: 302 p., ill. , Brossura
EAN: 9788860911094
1° nella classifica Bestseller di IBS Libri - Arte, architettura e fotografia - Forme d'arte - Ceramica, porcellana e vetro
Descrizione
"La ceramica sugli scogli" racconta la storia di una coppia di ebrei tedeschi che sotto l'avanzare dell'antisemitismo nazista si spinge fino a Vietri, in costiera amalfitana, nel 1926. Forti di esperienze culturali straordinarie, come il cabaret del Grosse Schauspielhaus di Berlino e la frequentazione delle avanguardie figurative tedesche, Max e Flora Melamerson rifondano l'industria ceramica locale di antichissima tradizione, valorizzandone le potenzialità e innovandone l'iconografia. Sopraffatti dalle leggi razziali, i coniugi vengono espropriati di ogni bene sotto gli occhi inconsapevoli della comunità della costiera che, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, riaccoglie Flora sopravvissuta ai campi di concentramento italiani ma cancella tutta la dolorosa vicenda di cui erano stati vittime i due coniugi insieme alla loro famiglia.
https://www.ibs.it/ceramica-
sugli-scogli-storia-cancellata
-libro-antonio-forcellino/e/9788860911094#
Overwhelmed by the racial laws, the spouses are dispossessed of all good under my eyes unaware of Coastal communities that immediately after the end of World War II, Italian Flora survived the concentration camps but he'll clear all the painful story of which they were victims both spouses and their families.
https://www.unilibro.it/libro/forcellino-antonio/
ceramica-sugli-scogli-storia-cancellata
-max-flora-melamerson/9788860911094
LA CERAMICA SUGLI SCOGLI
La storia cancellata di Max e Flora Melamerson
di: Antonio Forcellino
La ceramica sugli scogli racconta la storia di una coppia di ebrei tedeschi che sotto l’avanzare dell’antisemitismo nazista si spinge fino a Vietri in Costiera Amalfitana nel 1926. Forti di esperienze culturali straordinarie, come il cabaret del Grosse Schauspielhaus di Berlino e la frequentazione delle avanguardie figurative tedesche, Max e Flora Melamerson rifondarono l’industria ceramica locale di antichissima tradizione, valorizzandone le potenzialità e innovandone l’iconografia. Sopraffatti dalle leggi razziali, i coniugi vengono espropriati di ogni bene sotto gli occhi inconsapevoli della comunità della Costiera che, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, riaccoglie Flora sopravvissuta ai campi di concentramento italiani ma cancella tutta la dolorosa vicenda di cui erano stati vittime i due coniugi insieme alla loro famiglia. Il racconto riprende con stupore i fili di una vicenda straordinaria che era stata completamente rimossa e scava con delicatezza in una delle pagine più buie della storia italiana, senza abbandonarsi a sensazionalismi, ma restituendo a tutto tondo la complessità di eventi drammatici e la grandezza dei personaggi che ne furono protagonisti. Le testimonianze dei pochi superstiti, raccolte dall’Autore insieme ai documenti pazientemente ricercati negli archivi italiani, restituiscono la luce ad una “storia minore” attraverso la quale si può meglio capire la Storia europea ed italiana del secolo passato e la fragilità della memoria a cui è stata affidata.
http://edizionilaconchiglia.it
/prodotto/la-ceramica-sugli-scogli/
https://www.facebook.com/
edizionilaconchiglia/posts/1656615417715799
La costiera amalfitana isola felice per gli ebrei maestri di ceramica – LA STAMPA/TUTTOLIBRI
di Flavia Amabile
30 settembre 2017
Una coppia fuggita dalla Germania fondò a Vietri un marchio celeberrimo
C’è una terra dove «sembrava che gli ebrei non fossero mai esistiti», un’isola felice dove anche negli anni più difficili delle persecuzioni razziali chi decideva di fuggire dalla Germania poteva essere certo di essere accolto. Lì gli ebrei venivano considerati dei forestieri come tanti o, al massimo, dei tedeschi. Quella terra si trovava in Italia, era la Costiera Amalfitana dove non si aveva traccia di una comunità ebraica nel raggio di molti chilometri e dove le informazioni su quello che accadeva nel resto del mondo non sempre arrivavano. E, anche quando arrivavano, non sempre erano considerate poi così interessanti da una popolazione alle prese con la mancanza di cibo e una miseria che sembrava impossibile da sconfiggere.
Fu così che tra gli anni Venti e gli anni Trenta si creò tra Vietri sul Mare e Positano una comunità di intellettuali e artisti in fuga dall’Europa centrale. Max e Flora Melamerson furono tra i primi, trovarono casa a Vietri rivoluzionando la vita del piccolo borgo con le loro intuizioni e scrivendo una pagina totalmente nuova nella storia dell’arte della ceramica mondiale. Nulla di quello che accadde è stato finora raccontato in modo completo. Non esiste una pagina Wikipedia dedicata a loro e digitando i loro nomi sui motori di ricerca in rete, si trovano poco più di diecimila risultati, quasi tutti di poche righe, spesso ripetute di sito in sito. Nessuno finora era andato a scavare nella vita di questa coppia di ebrei tedeschi, artisti, persone di cultura, dotate di un ottimo fiuto imprenditoriale ma anche di una buona dose di intuito che li portò a allontanarsi dalla Germania quando la minaccia delle persecuzioni razziali era ancora lontana e inventare una vita totalmente nuova a Vietri sul Mare.
A farli emergere dalle pieghe della storia è stato Antonio Forcellino, uno dei migliori restauratori di Michelangelo esistenti al mondo e un attento studioso della storia dell’arte rinascimentale. Stavolta ha scelto di affrontare un mondo e un’epoca diversi di cui però conosce con altrettanta profondità ogni dettaglio: Forcellino è originario di Vietri sul Mare, è cresciuto nei luoghi scelti da Max e Flora come rifugio e i racconti della loro impresa hanno popolato la sua vita fin da quanto era bambino.
Il risultato della sua ricerca è raccontato in un libro (La ceramica sugli scogli), che si sviluppa su tre registri narrativi: saggio, autobiografia e romanzo. Leggendolo si segue l’evoluzione delle idee di Max e Flora ispirate dal Bauhaus e quindi orientate a valorizzare le capacità degli artisti locali senza protagonismi, lasciando che a prevalere alla fine fossero il marchio e lo stile. Una vera e propria rivoluzione che portò la ceramica di Vietri a conquistare il mondo e a diventare un oggetto di desiderio per le classi più agiate già negli anni Trenta. A rendere unico il loro prodotto furono le tinte pastello e la qualità della ceramica ottenute attraverso gli studi di Max ma anche i disegni che ancora oggi appaiono sui prodotti realizzati dalle maestranze, usciti dalla fervida mente artistica di Flora.
Attraverso le pagine del libro si scopre che lo stesso Benito Mussolini decise di servirsi delle pregiate creazioni della Ics, l’impresa messa su dalla coppia. Furono centomila le piastrelle utilizzate per i pavimenti di Palazzo Venezia e il lavoro fu portato a termine nel 1935, a dispetto di un tentativo di truffa e di un clima sempre più ostile. Non mancarono gli sgambetti e ingiustizie come quelli di Giò Ponti direttore della rivista «Domus» che provò a attribuire ufficialmente tutti i meriti dell’innovazione della ceramica vietrese a Richard Dölker, artista dalle origini totalmente tedesche che prometteva di evitare imbarazzi agli occhi del Duce e del Führer.
Eppure il successo della Ics sembrava inarrestabile. Mentre in Germania si susseguivano i pogrom nazisti, Max e Flora allargarono la loro attività: acquistarono un’industria fiorentina e le loro ceramiche furono richieste anche dal principe Umberto di Savoia per decorare il suo appartamento privato.
Soltanto l’approvazione delle leggi razziali nel 1938 riuscì a fermare la loro ascesa. Anche ora che gli ebrei erano al bando pure in Italia la Costiera Amalfitana provò a svolgere ancora il suo ruolo di isola felice. Il podestà aiutò Max e Flora a mettere in salvo l’impresa e la coppia si illuse di essere al sicuro: invece di fuggire altrove decise di restare a Vietri. Ma il regime premeva, le leggi andavano fatte rispettare anche nella terra dove nessuno sapeva chi fossero gli ebrei e perché venissero perseguitati. Arrivò il decreto di espulsione, quindi i campi di concentramento e le pagine più tristi di una delle industrie italiane più conosciute nel mondo in quegli anni. La coppia andò incontro al suo destino senza smettere mai di pensare all’impresa che avevano dovuto abbandonare. Max e Flora sopravvissero alle persecuzioni ma la guerra distrusse il loro progetto, finendo per cancellarne anche la memoria. Che soltanto questo libro è riuscito a riportare in vita.
http://edizionilaconchiglia.
it/2017/09/30/la-costiera-
amalfitana-isola-felice-per
-gli-ebrei-maestri-di-ceramica-la-stampatuttolibri/
I ceramisti in fuga da Hitler
Susanna Nirenstein
La Repubblica
19 novembre 2017
Antonio Forcellino racconta l'epopea di Max e Flora Melamerson che portarono a Vietri la cultura delle avanguardie del Novecento Illudendosi di potersi salvare dall'antisemitismo
Il partito nazista avanzava. Oltre trecentomila dei settecentomila ebrei tedeschi se ne andarono ai quattro angoli del globo. In Italia ne arrivarono cinquemila. Tra i primissimi — era il 1926 ma l'aria berlinese era già offuscata dalla propaganda antisemita — Max e Flora Melamerson, da poco sposati. Obiettivo, la costiera amalfitana, Vietri: in quel paradiso terrestre lontano dai rumori di ogni attualità avrebbero ridato spazio e vita agli ideali rivoluzionari di bellezza e creatività che avevano coltivato nella loro Berlino dell'espressionismo e del Bauhaus. E così fecero. La ceramica innovativa che presto inondò i migliori salotti internazionali nacque dalla loro passione. I due personaggi che Antonio Forcellino — architetto, storico dell'arte e grande esperto del Rinascimento, restauratore di alcuni dei più preziosi tesori del patrimonio italiano, come il Mosè di Michelangelo — da buon vietrese ha rintracciato negli archivi e nelle testimonianze e ha raccontato ne La ceramica sugli scogli sono straordinari, commoventi, tragici. La loro avventura inizia ad Amburgo. Max, nato nel 1881 da una famiglia religiosa in uno shtetl lituano, andato in Svizzera a studiare giurisprudenza, nel 1906 si trasferisce nella seconda città tedesca e conosce Flora Haag, dove Haag in quel momento e fino al nazismo vorrà dire grandi magazzini Wagner, ricca borghesia ebraica assimilata, patriottica. Flora, la più libertaria della famiglia, frequenta le avanguardie artistiche e studia disegno. Max e Flora si sposano nel 1910. Nel 1911 si trasferiscono a Berlino, ed è nella capitale al vertice della sua modernità che Melamerson si impegnerà insieme a Max Reinhardt nella costruzione di un teatro rivoluzionario per forme architettoniche e progetto drammaturgico, il Grosses Schauspielhaus. Flora segue un corso di ceramica. Conducono una vita frenetica, bruciante.
Ma i tempi cambiano. L'antisemitismo avvelena tutto. Max fallisce. E la coppia decide di partire per una nuova pagina creativa. Nel Sud d'Italia, tra i profumi, in un paesaggio immobile da secoli, apparentemente senza questioni ebraiche di mezzo.
Pare di leggere — ha ragione Forcellino — la stessa illusione di integrazione degli ebrei berlinesi raccontata da Israel Singer nella Famiglia Karnowski. Eccoli a Vietri, dove nel giro di tre mesi aprono la più grande fabbrica della Marina. Esaltano il talento degli artigiani locali sotto la guida di Flora e secondo l'insegnamento Bauhaus. Max crea uno smalto mielato per le nuove forme che avranno un successo straordinario, finiranno nei negozi di Milano e New York, sulle tavole di casa Savoia, sui pavimenti di Palazzo Venezia. Il sogno di una nuova vita sembra realizzato. Ma è un sogno, appunto. L'impreparazione con cui Max e Flora, mentre aiutano i parenti a fuggire dalla Germania nazista, accolgono le leggi razziali del '38 è totale.
Increduli, si vedono espropriare l'azienda e aspettano anche il giorno in cui vengono a prelevarli per la deportazione nel campo di concentramento di Fossoli.
Fortunatamente tornati a Vietri troveranno la fabbrica e la casa saccheggiati dai paesani. Un nipote continua ancora oggi a raccogliere in giro per la zona quel che resta dei Melamerson, fantastici piatti, vasi, dipinti, cocci di due vite così geniali, coraggiose e trascinate nel vortice nero della Storia. Se non fosse stato per Forcellino, sarebbero state dimenticate.
TITOLO: LA CERAMICA SUGLI SCOGLI
AUTORE: ANTONIO FORCELLINO
EDITORE: LA CONCHIGLIA
PREZZO: 22 EURO
PAGINE: 302
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/
archivio/repubblica/2017/11/19/i-
ceramisti-in-fuga-da-hitler58.html?refresh_ce
"La ceramica sugli scogli", la storia cancellata di Max e Flora Melamerson nel libro di Antonio Forcellino
Paolo Spirito
domenica 10 dicembre 2017
Una vicenda straordinaria e completamente rimossa, una delle pagine più buie della storia e di contro la grandezza dei suoi protagonisti. Antonio Forcellino, architetto, scrittore, restauratore, grande esperto del Rinascimento, ha lavorato al restauro di opere come il Mosè di Michelangelo, l'Arco di Traiano di Benevento e le facciate del Duomo di Siena e del Duomo di Orvieto - da buon vietrese doc ha ricostruito la vicenda di Max e Flora Melamerson nel suo ultimo avvincente e commovente libro La ceramica sugli scogli (Edizioni La Conchiglia, Capri).
Il libro racconta la storia di una coppia di ebrei tedeschi che, sotto l'avanzare dell'antisemitismo nazista, si spinge fino a Vietri, in costiera amalfitana, nel 1926. Forti di esperienze culturali straordinarie, come il cabaret del Grosse Schauspielhaus di Berlino e la frequentazione delle avanguardie figurative tedesche, Max e Flora Melamerson rifondano l'industria ceramica vietrese di antichissima tradizione, valorizzandone le potenzialità e innovandone l'iconografia. Sopraffatti dalle leggi razziali, i coniugi vengono espropriati di ogni bene sotto gli occhi inconsapevoli della comunità della costiera che, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, riaccoglie Flora sopravvissuta ai campi di concentramento italiani, rimuovendo tutta la dolorosa vicenda di cui erano stati vittime i due coniugi insieme alla loro famiglia.
Max e Flora, sposatisi nel 1910, si trasferirono a Berlino nel 1911 iniziando a collaborare con Max Reinhardt alla costruzione di un teatro rivoluzionario per forme architettoniche e progetto drammaturgico, il Grosses Schauspielhaus. Flora segue un corso di ceramica, conducendo con il marito una vita freneticamente appagante. Ma i tempi, purtroppo, volgono al peggio, l'antisemitismo avanza, Max è costretto a dichiarare fallimento. Decidono di partire per l'Italia, destinazione la Costiera Amalfitana, per iniziare una nuova fase della loro vita e del loro lavoro. Nel giro di pochi mesi aprono a Vietri la più grande fabbrica della Marina. Guidati dal talento di Flora, in ossequio ai dettami del Bauhaus, gli artigiani locali si sentono valorizzati. Max riesce a creare uno smalto mielato per le nuove forme che riscuoteranno un successo straordinario, finendo nelle vetrine dei più esclusivi negozi di Milano e New York, addirittura sulle tavole di Casa Savoia e sui pavimenti di Palazzo Venezia.
Sembra realizzarsi il sogno di una vita, ma la realtà ha i tratti di una cupa tragedia che sta ber abbattersi: la Shoah! Con la promulgazioni delle leggi razziali nel 1938, Flora e Max si vedono espropriare l'azienda e deportare nel campo di concentramento di Fossoli. Tornati a Vietri, ritroveranno la loro casa completamente saccheggiata dai paesani. Un loro nipote, ancora oggi, continua a ricercare in giro per la zona ciò che resta dei Melamerson, fantastici piatti, vasi, dipinti, cocci di due vite geniali e coraggiose travolte dal vortice della storia. Merito di Antonio Forcellino l'aver saputo ricostruire con amore e dedizione sincera la loro vicenda umana e professionale che altrimenti sarebbe finita nell'oblio totale.
https://www.ilvescovado.it/it/sezioni-25/storia-e-storie-12
/la-ceramica-sugli-scogli-la-storia-cancellata-d-68653
Melamerson, una coppia in fuga a Vietri
Lia Tagliacozzo
il manifesto
12.04.2018
Scaffale. «La ceramica sugli scogli» di Antonio Forcellino, edito da La Conchiglia. La vita artistica e le peripezie umane di una famiglia di ebrei tedeschi in costiera amalfitana
Flora e i suoi figli
Quando ancora la parola globalizzazione non era stata inventata; quando la parola migrazione si riferiva a quelle migliaia di italiani che traversavano mari e frontiere per sfuggire a una vita di fame e miseria c’era invece qualcuno che compiva il percorso inverso e in Italia trovava rifugio e accoglienza portando idee e occasioni di crescita. Anche in zone del tutto inaspettate. Una di queste storie sorprendenti e dimenticate è quella raccontata da Antonio Forcellino in La ceramica sugli scogli (edizioni La Conchiglia, pp. 302, euro 22).
Oggi le ceramiche di Vietri – meno di diecimila anime e dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità insieme agli altri paesi della costiera amalfitana – sono famose ma a farle diventare tanto note al di fuori del sud Italia fu una coppia di ebrei tedeschi rifugiatisi lì a metà degli anni venti.
UNA STORIA ricostruita con passione da Antonio Forcellino, architetto, importante restauratore di arte rinascimentale. Max Melamerson in realtà era nato in Polonia ma quando si stabilisce in Costiera ha già trascorso molti anni nella turbolenta e vivace vita culturale tedesca ed è proprio in Germania, ad Amburgo, che incontra Flora Haag. Di quell’impeto e di quell’impegno sono entrambi protagonisti: «Io sono nato a pochi metri dalla casa abitata per un decennio da Max e Flora Melamerson – scrive Forcellino – e dalle finestre vedevo le stesse montagne e lo stesso mare che vedevano loro, sentivo gli stessi odori di primavera. Nessuno meglio di me può capire l’incanto di una vita in riva al Mediterraneo». E prosegue poco più avanti: «Nonostante questo, non posso fare a meno di stupirmi pensando alla trasformazione radicale della vita di Max e Flora, immaginarli seduti ai banchetti della faenzera (la faenzera erano una serie di vasche costruite vicino alle sorgenti d’acqua dove si lasciava la creta a sciogliere prima delle successive lavorazioni ndr) e, al tempo stesso, immaginarli nelle poltrone del Grosses Schauspielhaus dove, con i raffinati intellettuali berlinesi e la bellissima attrice Maria Horscha, ridevano amaramente del mondo intero, nella speranza di costruirne uno migliore».
Eppure fu proprio a Vietri che «procedendo nell’esplorare le potenzialità del colore e della forma astratta, i Melamerson arrivarono a metà degli anni trenta a mettere a punto questa tecnica dello spennellato che diventò immediatamente il segno di una rivoluzione di gusto nella ceramica artigianale». «Nel giro di soli due anni – scrive l’autore – le ceramiche Ics, Industria Ceramica Salernitana, conquistano l’attenzione della critica e del mercato italiano e, in breve tempo, si affermano presso i mercati stranieri. Max prende contatti con esportatori europei e americani e con la Rinascente di Milano, che ha un centro di arredamento d’avanguardia».
NEL MAGGIO del 1929, Domus, il mensile di arredamento di maggior prestigio in Italia sostiene già che «queste ceramiche meritano di essere fatte conoscere perché nella loro apparente semplicità hanno pregi non comuni e una loro impronta caratteristica». Max Melmerson – prosegue – «ha saputo trasfondere un elemento moderno e originale negli antichi tipi che erano prevalentemente correnti, e ha creato nuove forme artistiche e decorative. Ha chiamato intorno a sé artefici da tutto il mondo, ma si è valso infine soprattutto dei bravi operai locali, così che quest’industria, fatta rifiorire e prosperare da un forestiero conserva la sua impronta italiana, anzi tipicamente regionale. Non primeggia un artista ma vi è una grande unità di stile e una giusta comprensione dei valori locali e degli antichi modelli». Ma La ceramica sugli scogli è qualcosa di più del racconto di un’esperienza produttiva e artistica, è un viaggio nel tempo e nei luoghi.
LA COPPIA proveniva da importanti esperienze culturali, il cabaret berlinese e la frequentazione delle avanguardie figurative tedesche. Due intellettuali che nella Vietri di quegli anni fascisti costruirono una realtà particolare: artisticamente e commercialmente. E umanamente: Mosè Melamerson per i vietresi sarà semplicemente «il signor Max» mentre di Flora ricordano i vestiti bianchi e l’abitudine di fare il bagno al mare tutte le mattine prima di andare a lavorare. Di loro la gente del paese dice, anche di fronte a una indubbia estraneità – che niente aveva a che fare con l’ebraismo – che «sono tanto gentili e salutano loro per primi quando incontrano qualcuno per strada». Nel giro di pochi mesi Max apre una fabbrica che dà lavoro a quindici operai (12 maschi e 3 femmine). A tre mesi di distanza, nel gennaio del 1927, gli operai sono diventati venti. Ma i Melamerson non sono gli unici forestieri a rifugiarsi a Vietri, la Costiera e Capri «inaugurarono un nuovo tipo di immigrazione»: è con l’arrivo della coppia che «inizia una fase nuova – riporta Forcellino – segnata dall’arrivo massiccio degli ebrei cacciati dal clima persecutorio che incalza la Germania e che sembrava non dover toccare quella parte dell’Italia».
La Ceramica sugli scogli ricostruisce così il percorso che ha condotto Max, Flora e i loro figli, a Marina di Vietri dalla Germania, dove il nazismo si stava affermando in modo sempre più violento, all’Italia oramai fascista ma sulle cui sponde del Mediterraneo sembrava impossibile potesse giungere la violenza e la persecuzione. «Melamerson – spiega l’autore – impegnato già da sempre nella lotta all’antisemitismo, aveva intuito per tempo quello che stava succedendo in Germania, la sua condizione di recente immigrato dall’est lo rendeva meno sicuro della sua integrazione come invece accadeva ai familiari di Flora, non per niente aveva cambiato il nome da Mosè in Max».
QUELLO CHE i Melamerson importarono a Vietri fu anche un modo diverso di lavorare con gli operai valorizzando le capacità degli artigiani e coinvolgendoli nel processo creativo: «la perfetta conoscenza del materiale e una sensibilità modernissima sul valore della sperimentazione formale fecero di Vietri, intorno al 1935, il centro europeo più all’avanguardia nella produzione della ceramica». A volte, anche se dimenticati, la storia offre i suoi paradossi: è proprio la fabbrica dei due ebrei tedeschi che produrrà le mattonelle di ceramica necessarie per la nuova pavimentazione di Palazzo Venezia dal cui balcone si affacciava Mussolini negli anni del consenso al regime.
ALLA FINE i Melamerson si sbagliarono: furono condotti nel campo di internamento per ebrei stranieri a Ferramonti di Tarsia vicino Cosenza, ma si era oramai nel 1943, e lì verranno liberati dagli anglo americani. Ma è con documenti, fotografie e memorie unite a una profonda conoscenza del territorio che Forcellino ricostruisce anche il «prima»: dall’arrivo nel 1926, alla crescita e alla fioritura della produzione, alla guerra, all’internamento e agli anni successivi. Max muore a Roma nel 1948: «l’uomo che aveva attraversato da Suwalki tutta l’Europa, tutte le guerre e le utopie del secolo trovandosi sempre al centro di ciò che era vivo e fertile non ce l’aveva fatta a superare le fatiche dell’internamento».
Solo allora Flora torna in costiera: «Roma era vuota per lei, i suoi legami più significativi erano a Vietri, legami fortissimi con le persone e i luoghi che neppure il saccheggio erano riusciti ad allentare. Persone e luoghi che avevano cercato anche di proteggerla quando era stato necessario». A Vietri nessuno ricordava la vicenda dei Melamerson, il merito di Antonio Forcellino è di averla ricostruita con rigore, a partire dai ricordi del luogo e da una ricerca «iniziata per caso dalla tesina di una liceale, mia figlia, per il giorno della memoria».
Lunedì 16 Aprile 2018
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