Salerno. Prosegue senza sosta la vertenza relativa alla società “Arechi multiservice” – la partecipata unipersonale in house i cui dipendenti da oltre un anno si trovano sul filo del rasoio. Il presidio è ormai fisso; tante le promesse, le rassicurazioni ascoltate dagli operai in tutto questo tempo da parte dei vertici amministrativi.
A tutt’oggi, però, ancora una nuova “fumata nera” per ben ventiquattro famiglie, letteralmente sul lastrico. Non si sono mai fatte attendere – in tale periodo critico – iniziative di protesta quali scioperi e prese di posizione. Una lotta dignitosa per salvare il posto di lavoro, intrapresa ed affrontata dai dipendenti allo scopo di salvaguardare quel minimo di diritti che i lavoratori auspicano vengano rispettati.
Il problema si trascina da qualche tempo a questa parte: già nel luglio 2014 si erano verificate questioni con i quadri dirigenti dell’ente Provincia. Dopo alcune querelle, nel dicembre scorso si sono verificati i primi accenni di rivendicazione della giusta tutela da parte dei lavoratori, che reclamavano alcune mensilità pregresse. Ma ancora nulla. Poi, venendo ai nostri giorni ma già a partire dal gennaio 2015, ecco che gli operai si sono incatenati dinanzi palazzo S. Agostino – sede della Provincia di Salerno. Casus belli, nuovamente, il rinnovo del contratto a tempo determinato per i ventiquattro assunti che si sono sempre occupati di manutenzione di scuole e di strade.
A gennaio 2015, i lavoratori esasperati si sono perfino sporti dai balconi della Provincia – oltre a esibire striscioni e a scandire slogan contro il loro e altrui licenziamento; “I patti erano altri – dichiararono i soggetti interessati in quella movimentata occasione. Duro l’affondo anche con le organizzazioni sindacali, ree – secondo quanto riportato dai quotidiani e dagli altri media in merito alle loro parole – di non aver fatto abbastanza per tutelare le loro figure.
La mancanza nel piano industriale della copertura per tutto il 2015 dei diritti anche dei ventiquattro impiegati a tempo determinato ha esacerbato maggiormente gli animi.
Ad aprile sembrava che tutto fosse in via di risoluzione: era stata indetta infatti una apposita riunione, tra sindacati e amministratori provinciali, non solo per queste persone ma anche per tutti e 120 lavoratori della “Arechi multiservice”. Ma, ancora una volta, la Provincia si dimostrò sorda alle istanze e alle urgenti esigenze della società, anzi: addirittura contraria: una “guerriglia senza quartiere” (se così si può definire), un braccio di ferro si è tenuto dunque fino ad ora tra lavoratori in agitazione e istituzioni.
Tra l’altro sono sorte problematiche per il settore degli impianti termici, la cui convenzione è stata
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prorogata alla fine di questo mese di dicembre, e per le strutture museali – nuovamente discusse in Provincia.
Infine arriviamo ai nostri tempi: i dipendenti sono ormai senza stipendio da un anno! E non ricevono ancora risposte sul loro futuro…
Così ai primi di dicembre hanno attuato ancora lo stato di agitazione sotto la Provincia, chiedendo e ottenendo un incontro con il nuovo responsabile della “Arechi”: Donato Pica.
Che sembra si sia mostrato disponibile ad ascoltare le istanze dei lavoratori rimasti senza posto di lavoro, mentre il presidente della Provincia – Giuseppe Canfora – non si è ancora pronunciato.
Allo stremo delle forze, i lavoratori – umiliati da questo stato di cose – si sono persino rivolti al vescovo Luigi Moretti; in questi giorni egli li ha accolti e – in un incontro di circa tre quarti d’ora – li ha rasserenati e indotti a esprimere le preoccupazioni che li attanagliano.
Dopo averle tentate tutte, anche tramite una lettera inviata al presidente del consiglio Matteo Renzi, i dipendenti non sanno cosa altro attuare. Moretti ha assicurato loro di impegnarsi per mediare tra essi e la Provincia, mostrandosi solidale; anche Pica – dichiarano i lavoratori – si è dimostrato comprensivo. Vicino ad essi.
“Anche se eravamo assunti a tempo determinato – hanno espresso i 24 – comunque noi abbiamo preso parte ad un concorso pubblico, non possiamo essere estromessi così. Anche perché i nostri servizi riguardano le scuole, dove spesso ci si lamenta che crollino i solai.”
Insomma, un Natale che si preannuncia mesto per costoro; un futuro che non torna ancora a esser roseo e tranquillo… Cosa si deve fare?
ANNA MARIA NOIA
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