SUBITO UNA CABINA DI REGIA E L’APERTURA DI UN TAVOLO REGIONALE DI CONFRONTO SULLE PROBLEMATICHE
DEL SOCIO SANITARIO E SOCIO ASSISTENZIALE PER DEFINIRE I FABBISOGNI ASSISTENZIALI E LE MODALITA’
PER GARANTIRE IL DIRITTO DEI DISABILI E DEGLI ANZIANI ALLA SALUTE. QUESTI I TEMI TRATTATI ALLA
CONFERENZA STAMPA DI OGGI A SALERNO SUI DIRITTI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE NEGATI IN CAMPANIA
A CAUSA DEI TAGLI LINEARI CHE NON METTONO AL CENTRO I BISOGNI DELLA COMUNITA'
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Con la deliberazione n° 931 del 30.09.2014 dell’ASL Salerno si sono rideterminati i tetti di spesa per tutti
i centri operanti in regime di residenzialità assistita. Nella seconda metà del mese di ottobre è stato
comunicato a tutti i centri il raggiungimento dei tetti di spesa per l’anno 2014. Purtroppo bisogna prendere
atto che, poiché tale determinazione scaturisce da un mero errore della struttura commissariale regionale,
per cui in tutte le altre Aziende Sanitarie della Campania si è in attesa della opportuna correzione da parte
della struttura deputata, l’ASL Salerno non ne ha tenuto conto ovvero non ha ritenuto opportuno aspettare
nuove determinazione ed eventuali integrazioni , ma ha deliberato e inoltrato a tutti i centri il dato
presumibilmente errato. Ne deriva che strutture quali ANFFAS, Tenda, Emmanuel, Uildm, Villa Caruso e Villa
delle Rose, SILBA, Juventus, CRM, Siria e quanti erogano prestazioni in residenze sanitarie assistite,
saranno costrette a non poter più assistere i propri pazienti. Appare evidente che tale evento appare molto
improbabile, ma purtroppo necessita di una attenzione massima poiché risulta essere una contraddizione logica.
Da una parte l’ASL stabilisce i programmi terapeutici e i periodi prestazione necessari al raggiungimento
degli obiettivi previsti, dall’altra comunica che le prestazioni non saranno pagate a partire dal raggiungimento
del budget assegnato. Il problema vero però viene da lontano, quando oltre 6 anni fa, allorquando continuativamente
erano stati evidenziati errori nella programmazione del fabbisogno territoriale , nessuno si è mai preso la briga
di correggere i dati, per cui nella determinazione dei tetti di spesa e dei tagli lineari successivi, il budget
presunto per il nostro territorio è andato a mano a mano decurtandosi oltre ogni limite sostenibile. Ne deriva
che la quota capitaria per ogni abitante del nostro territorio ammonta per le prestazioni di riferimento a
€ 14.03, nel mentre a Caserta è determinata in € 20.60, Avellino € 18.53, Benevento € 14.98, Napoli in media
€ 13.06. Nello specifico dai dati Istat relativi all’01/01/2013 si ricava: AV ab 428.523 quota capitaria € 18.53,
BN ab. 283.651 €14.98, CE ab. 908.784 € 20.60, NA 1 ab. 972.788 € 10.76, NA 2 ab. 1.022.845 € 18.23, NA 3 ab.
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1.059.706 € 10.21 e SA 1.093.453 € 10.03. Per un totale di 5.769.750 abitanti in Campania, il fondo previsto che
ammonta a 81.820.000 di euro, avrebbe dovuto determinare una quota capitaria pari a € 14,18 circa, per cui a
calcoli fatti un incremento di almeno 4.537.829,95 euro per il territorio salernitano. Inoltre non è irrilevante
sottolineare che si parla solo della quota sanitaria, poiché i tetti di spesa sono stati determinati al netto della
quota socio assistenziale che ai sensi della deliberazione regionale con cui è stata approvata la Legge Regionale
n° 16 del 7/08/2014 ovvero la cd finanziaria, al comma 146 si prevedeva l’obbligatorietà della concorrenza degli
enti locali alla compartecipazione di spesa, cosa mai avvenuta se non in maniera residuale. Ne deriva che i centri
hanno subito in bilancio decurtazioni che vanno dal 30% al 50% , per cui devono far fronte a gestire le strutture
con risorse che variano, in disponibilità residue tra il 50% e il 70%. Necessariamente bisogna avviare un serrato
confronto con la Regione Campania, anche perché i contratti imposti sono anticostituzionali allorquando all’art.
10 di un allegato al Decreto del Commissario ad Acta, il n° 90/2014, è fatto obbligo ai centri di sottoscrivere
contratti sui quali non possono essere attivate procedure di verifica della dubbia legittimità delle imposizioni
regionali davanti a TAR e Consiglio di Stato. Bisogna ridiscutere in Regione attraverso una cabina di regia sulle
politiche sociali e socio assistenziali di un immediato parziale adeguamento capitario delle quote per I livelli
essenziali di assistenza (LEA) e per quelli sociali (LEAS). Solo una correzione immediata potrà evitare il disastro,
anche alla luce del fatto che voler continuare a ragionare di piano di rientro e di tagli lineari, fa perdere
la visione del contesto in cui si opera e del fatto che ulteriori fondi per il settore ci sono, ma sono bloccati e
se non utilizzati diventano presunti avanzi di gestione.
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