O RRIA CILENTO - Lo scrittore e studioso di storia cilentana Antonio Infante
Infante ha dato alle stampe una nuova ed intensa ricerca sulla società agropolese definita da Milena Esposito,
nell’introduzione, “un dono, un omaggio al Cilento” che si trasforma in “un lascito ai giovani” perché, nonostante
la sua snellezza di argomento è un importante tassello nel “collage della storia” economica di Agropoli dalle lontane
origini della colonizzazione greca fino ai nostri giorni. “l’antica Fiera di San Pietro di Agropoli (linee per una
storia) è il titolo della più recente pubblicazione di Infante, edita dalla Casa editrice, associazione culturale e
libreria L’Argo Libro, che opera in Agropoli, in Viale Lazio 16. L’opera si sviluppa attraverso 114 pagine nelle
quali è tracciata la storia di una delle più importanti fiere cilentane che si svolgevano principalmente tra il
XV ed il XVIII secolo richiamando nel Cilento mercanti e banchieri, come gli Struzzi ed i Peruzzi, provenienti
dalla Toscana, dal Nord Italia, dalla Spagna e da altri paesi del Mediterraneo. Nell’opera di Antonio Infante non
mancano preziosi riferimenti con le altre note fiere quali quella di San Pietro di Aquara, la San Giacomo dei
Pignatari e la Fiera della Croce, entrambe di Gioi, le “sorelle” di Pattano, Cuccaro, Capaccio, San Francesco
Cilento e di San Lorenzo in Laureana. Inoltre l’autore dà ampio risalto ad una notizia risalente al 23 ottobre
1323, riferita già nel luglio 1978 dal professore Carmine Troisi, secondo cui i monaci del convento agropolese
di San Francesco cedevano all’Università di Agropoli alcune botteghe, con relative pertinenze, nei pressi della
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, “con un canone annuo di dieci tareni di monete di Sicilia”. Sulla scorta di tali
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notizie, ed altre ricavate consultando archivi comunali, parrocchiali e privati, e riferimenti tratti da opere di
storici locali come Ebner, Barbato, Cantalupo, Capano, Del Verme, Silvestri, Galanti e Mello, Infante ha sviluppato
un approfondita indagine storica su questo momento economico con la denominazione del sito nel quale esso si svolgeva,
sui privilegi concessi dai re angioini ed aragonesi, sull’antico mercato agropolese. Vengono riportate pure dettagliate
notizie riguardanti le strade e porti, le botteghe, gli istituti bancari presenti, i prodotti commerciati, le dogane,
le merci con i pagamenti e le esenzioni, il commercio della seta e la coltivazione del baco da seta e del gelso, i
ruolo ricoperto dalla Fiera di San Pietro ed i riferimenti con le altre manifestazioni fieristiche cilentane dell’epoca,
il “maestro di fiera” e le cerimonie inaugurali, le varie organizzazioni fieristiche, i pesi, le misure, le monete.
Infine il tramonto della Fiera nel Cilento, a causa delle incursioni piratesche dal mare, dalle carestie e dalle
epidemie, prima tra tutte quella del 1656; le fiere moderne e mercati con loro soppressione per le decisioni dei
Consigli comunali che si sono succeduti in Agropoli nell’ultimo trentennio. Corredano il libro una vasta bibliografia
e un ampio repertorio fotografico mentre la miniatura del XV secolo, tratta dalla “Storia Medievale” di Gabriele De
Rosa, illustra copertina e retro copertina dell’opera.
Carmine Pecoraro
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