ANCORA PROTESTE A PELLEZZANO PER “LA QUIETE”
Pellezzano. Nuovi sviluppi per quanto concerne l’affaire “La quiete”, da molti mesi ormai sulle pagine dei quotidiani e
per le web tv: gli adirati e giustamente indignati professionisti della casa di cura – più “celebre”, sembra, se così
possiamo affermare, per le tante proteste relative alle mensilità non pagate da tempo agli alacri lavoratori che non
piuttosto per le cure e le prestazioni erogate – sono esasperati (a dir poco). Dopo le tensioni degli ultimi giorni e
i tira e molla, i tavoli di confronto e le trattative fittissime di questi anni (il 2014 e il 2015, in particolare),
il personale de “La quiete” ne ha (avuto) abbastanza, non ne può davvero più! A quanto pare, ieri, lunedì 15 giugno,
è saltato il tavolo di trattative concordato in precedenza con i vertici dell’azienda. E ciò in quanto l’Inps – secondo
le prime notizie e/o indiscrezioni – non ha accettato le condizioni dei dipendenti. Tutto saltato, tutto di nuovo da
rifare! Restano sul tappeto le “solite” richieste (di stipendi dignitosi da versare, in quanto i lavoratori sono proprio
al collasso – con le loro famiglie!), i “soliti” e discussi problemi tra le parti: chi si ritrae sono gli amministratori
della clinica. Ma non soltanto. Un confronto serrato, ma anche qualche – almeno comprensibile, se non giustificabile –
“conflitto” che dura veramente da troppo! I fatti sono ben noti, ne parlano i media, ne discutono gli “addetti ai
della clinica. Ma non soltanto. Un confronto serrato, ma anche qualche – almeno comprensibile, se non giustificabile –
“conflitto” che dura veramente da troppo! I fatti sono ben noti, ne parlano i media, ne discutono gli “addetti ai
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lavori” – non esclusivamente giornalisti, cronisti e operatori dell’informazione!
I lavoratori, stanchi di dover quasi “mendicare” un loro sacrosanto diritto, sono arrivati ai ferri corti e si sono
recati, proprio ieri – il 15 giugno – a protestare con striscioni e sit-in a casa di alcuni responsabili che hanno
promesso e poi non hanno potuto mantenere gli accordi – sempre più sollecitati.
Come poter sfamare i figli? Come, se il diritto-dovere a una occupazione che assicuri una serena esistenza viene negato? È vero, anche gli amministrativi vivono e sperimentano sulla pelle l’aria di crisi che tira, ma anche altri attori istituzionali – Politiche Sociali, sindacati, parti in causa, imprenditori pubblici e privati – potrebbero almeno accettare delle condizioni che siano e restino eque… Con tutta la comprensione del caso, si cerchi almeno di rispettare la persona umana, quella espressa dai vituperati, mortificati lavoratori della casa di cura pellezzanese. Anche se ovviamente non va meglio in altri, sempre delicatissimi, settori dell’impiego pubblico e soprattutto privato. Con “quelli” de “La quiete”, in protesta pure i dipendenti del Centro Diagnostico Salernitano – alias “Cedisa”, come è meglio conosciuto. Una sorta di “alleanza” in vista del riconoscimento di interessi comuni, sotto il segno non tanto dell’adagio: “Mal comune mezzo gaudio” quanto piuttosto del motto: “Aver compagno al duol scema la pena” che – anche se sembra aver termini di paragone simili – è molto diverso dal primo detto.
ANNA MARIA NOIA
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