I MEDICI DI BASE DELLA VALLE IRNO CONTRO IL DECRETO LORENZIN
Mercato S. Severino. I medici di base della Valle Irno contestano in maniera provata e con durezza alcune peculiari e notevoli, palesi contraddizioni del decreto Lorenzin – in materia di sanità – in auge dallo scorso gennaio. La legge, a firma del ministro della sanità Beatrice Lorenzin, tratta della “appropriatezza” delle prescrizioni mediche – invece che della pur importante “sostenibilità” di esse; i medici di famiglia – riuniti per l’occasione all’ospedale di Curteri, ma solamente per discutere di questo e non del “Fucito” stesso (cosa che ha fatto indignare non poco i rappresentanti e/o responsabili del nosocomio che volevano aver voce in capitolo per parlare della fine di Curteri) – considerano ciò “contrario” finanche al giuramento ippocratico e poco consono nell’ambito del rapporto o relazione dottore-paziente. Alla riunione del 5 marzo, veramente molto affollata, hanno preso parte – tra gli altri – l’onorevole Tino Iannuzzi, il consigliere regionale Tommaso Amabile e una folta rappresentanza delle principali sigle sindacali in cui confluiscono i dottori di medicina generale: Sandro Noia, dello Smi, Antonio Crescenzo – Intesa Sindacale, Franco Benevento (Fimmg) e Raffaele Sellitto per lo Snami. Ad introdurre, il docente universitario al campus di Fisciano Antonello Crisci, che ha illustrato professionalmente con slide le tante, sostanziali “incongruenze” nel decreto siglato il 9 dicembre 2015. Subito dopo è iniziata la tavola rotonda sulle possibili soluzioni per arginare quel “fenomeno” (introdotto appunto dalle recenti regolamentazioni) che a tutt’oggi incrina la fiducia del paziente. I sindacalisti presenti hanno espresso che vi saranno agitazioni, astensioni dal lavoro il 17 e 18 marzo. Sotto accusa le prescrizioni diagnostiche così come previste e decise, sancite dal nuovo dispositivo, e le nuove modalità di esami clinici – che andranno a carico (a “colpire”) dei dottori e non – come dovrebbe invece accadere – dell’intero sistema. A ciò si aggiunge la normativa regionale numero 56, a fare da… contraltare al decreto del dicembre 2015.
Il dibattito è stato senz’altro interessante, ricco di spunti.
Oltre alle personalità già citate, vi erano: Mario Liguori, medico di famiglia promotore e organizzatore dell’evento con Sandro Noia e Franco Lamberti; Giovanni D’Angelo, vicepresidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Salerno – al posto del presidente Bruno Ravera; l’internista Vincenzo Sica – sempre schierato, in prima persona per il “Fucito”; Corrado Caso – dottore, poeta, scrittore e giornalista (direttore di “Tribuna ippocratica”), il direttore sanitario Rocco Basile e Luca Picarella (responsabile dell’associazione “Gatto”) in appoggio alla causa del presidio di Curteri.
Dopo le esaustive spiegazioni di Crisci – che ha poi anticipato una ghiotta opportunità per l’ateneo di Salerno e cioè la realizzazione di Medicina Legale nuova, con la virtual autopsy e la possibilità di allocare i cold case della procura proprio alla morgue di S. Severino – si è entrati nel vivo della tavola rotonda.
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Tutto si è basato su alcune differenze, la prima: quella tra appropriatezza e sostenibilità; poi è stata stigmatizzata quella tra erogazione e prescrizione – dal significato netto.
Si è parlato poi di vulnerabilità sanitaria e sociale. Sono emersi, nei punti salienti all’ordine del giorno, varie contraddizioni a danno dei pazienti. Non sono mancati gli esempi, come nel caso di pazienti affetti da patologie quali tumore e deficit neurologici. Sono state poi trattate svariate casistiche che andrebbero a finire male con l’applicazione di tale nuovo dispositivo.
Pare che i principi di libertà, indipendenza, responsabilità, efficacia clinica, sicurezza, appropriatezza vengano intaccati dal decreto, causando difficoltà nei rapporti con l’utenza.
“L’appropriatezza è solo economica – hanno dichiarato i relatori – non è di livello clinico, protestano.
I relatori stessi dichiarano di non voler “vedere smantellato il nostro sistema sanitario”.
Sotto la lente, il cambio/restrizione nelle prescrizioni – con l’introduzione del Pin e con la difficoltà o confusione nel comporre le ricette, dovendo tener conto delle patologie gravi non specificate nel decreto.
Si è poi parlato di deontologia e di comportamenti etici e morali che i dottori dovrebbero tenere.
“Le norme non sono di semplice interpretazione – hanno espresso i medici – ma deve essere fatta attenzione al diritto della salute dell’individuo”.
I medici inoltre contestano l’introduzione del Mup – il modello unico prescrittivo; sotto osservazione anche la istituzione della struttura detta: “Uvoa” – acronimo per ufficio valutazione organi assistenziali.
Poi altre criticità riguardano alcuni esami diagnostici, come la risonanza magnetica, non più prenotabili se non in linea con i criteri della nuova legge.
Per tale ragione, i medici hanno inteso chiedere aiuto alla politica. E in conclusione, hanno parlato Amabile e Iannuzzi – cui è stata affidata la chiosa del convegno.
di Anna Maria Noia
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