La donna del clan potrebbe far riaprire il processo per l'omicidio del benzinaio Mario Lotano
FISCIANO - J.S., la donna del clan potrebbe far riaprire con le sue dichiarazioni il processo per l'omicidio del benzinaio Mario Lotano, ucciso dopo una rapina il 30 gennaio 1993 a Fisciano.
I familiari della vittima nei prossimi giorni chiederanno tramite il loro avvocato un incontro con il procuratore capo di Salerno Corrado Lembo, o con il suo aggiunto Antonio Centore, per chiedere formalmente la riapertura dell'inchiesta confidando nella collaborazione della signora. In particolare chiederanno che sia ascoltata nuovamente la donna che unitamente al pentito Giuseppe Somma, Alias "Pepp o zuopp", nel frattempo deceduto, dichiarò di sapere chi era l'assassino del benzinaio. J.S. ritenuta la donna del clan Maisto, organizzazione che tra la fine degli anni 80 e gli inizi del 90 impose la sua legge nella valle dell'irno, a suon di minacce e piombo. In seguito alla decapitazione della banda Maisto, la donna si penti e fu ascoltata a verbale dall'allora comandante della compagnia di Mercato San Severino, Alessandro Sabetta, alla presenza dell'allora responsabile della caserma di Castel San Giorgio il Maresciallo Antonino Cangema, la deposizione della donna fu poi trasmessa alla procura di Salerno. Suc
cessivamente sembra che la signora abbia ritrattato le sue posizioni, anche perche nel frattempo si era
legato ad un componente della banda G.S. un piccolo boss di Bracigliano che sta scontando una condanna
definitiva di 9 anni di carcere per spaccio e traffico di sostanze stupefacenti. IN questa inchiesta è stata
coinvolta anche la signora, la quale non è da escludere che possa collaborare con la giustizia per avere
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qualche beneficio di pena, per questo sembra che si vedranno nei prossimi giorni i legali della famiglia
Lotano e della donna. La speranza per i familiari del benzinaio che da oltre 20 anni aspettano di sapere
la verità sull'omicidio, e che J.S. dica tutto quello che sa sulla vicenda. Nei giorni scorsi i parenti
della vittima hanno rotto il silenzio,con il quale avevano convissuto per oltre 20 anni, per lanciare un
appello: «Vogliamo la verità sulla morte di nostro fratello e per questo chiediamo la riapertura del processo». Egidio e Renato Lotano, dipendente della Bcc di Fisciano il primo, fotografo di Baronissi il secondo, fratelli del benzinaio Mario Lotano, ucciso nel corso di una rapina il 30 gennaio 1993 a Fisciano chiedono giustizia per nome del loro congiunto. Si unisce all’appello anche la moglie della vittima Carmela Portanova che con il figlio Giuseppe vive da anni a Piazza di Pandola di Montoro. I fratelli Lotano già si sono rivolti ad un avvocato affinché chieda che si riapre il processo. Per l’omicidio di Mario Lotano, titolare del distributore di carburante Esso di via Faraldo a Fisciano, era stato indagato un affiliato al clan di Giuseppe Maisto detto “o pugile”. Ben tre pentiti tra cui Giuseppe Somma, alias “Peppe o zuoppo” deceduto tre mesi fa, la donna e M.L., chiamarono in causa P.R. 47enne residente all’epoca dei fatti a S.Angelo di Mercato San Severino. L’uomo si è sempre dichiarato innocente e contrariamente alla richiesta dell’accusa rappresentata dal Pm Diego Cavaliero che chiese la condanna, P.R. fu assolto in primo grado per non avere commesso il fatto. La famiglia si rammarica tra l’altro di essere stata abbandonata dalle istituzioni e non si costitui parte civile nel procedimento giudiziario. Inoltre denuncia il fatto che dopo 22 anni dal fatto di sangue non si sappia ancora la verità sulla vicenda. Ora sperano che il caso possa essere riaperto.
di Carmine Pecoraro
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