G iubileo: istruzioni per l’uso
Il punto della situazione sulla sicurezza, a un mese dall’inizio dell’Anno Santo straordinario
di Cristiano Morabito
Il Santo padre si avvicina alla Porta santa, batte alcuni colpi con il martelletto e le due ante si aprono. È la scena che apre le celebrazioni di ogni Anno santo. Si diceva “sempre uguale nella sua diversità”, proprio perché al di là del gesto dell’apertura che ha sempre accompagnato l’evento, sono le motivazioni che di volta in volta cambiano, con il cambiare dei tempi. Di regola il Giubileo dovrebbe avere una cadenza venticinquennale, ma spesso ci sono stati eventi eccezionali che hanno giustificato l’apertura di quella porta di bronzo.
Certo, spesso l’inizio dell’Anno santo è stato quasi sempre preceduto da vari mesi (se non anni) di preparazione, ma per quello che inizierà il prossimo 8 dicembre così non è stato. Anche stavolta Papa Francesco, con il suo stile semplice e diretto, ha spiazzato tutti, quel 13 marzo scorso quando annunciò di voler indire un Giubileo straordinario. Un annuncio che se da un lato ha creato preoccupazioni sul lato istituzionale (non dimentichiamoci del momento difficile che sta passando Roma) e organizzativo, dall’altro, è proprio il caso di dirlo, ha comportato il “Giubilo” di albergatori e commercianti della Capitale. Sì, perché, da un rapporto del Censis datato allo scorso luglio, il volume di pellegrini previsto in arrivo a Roma si attesterebbe intorno ai 33milioni (nel 2000 furono 25), circa il 70% provenienti dall’estero, che riverseranno nelle casse romane circa 8 miliardi di euro.
Dunque, una macchina organizzativa che, a dispetto di altre volte, dovrà premere a fondo sul pedale dell’acceleratore, senza però lasciare nulla al caso e senza perdere di vista quello che deve essere uno dei punti cardine, ossia garantire che l’evento si possa svolgere in totale sicurezza nonostante i tempi particolarmente ristretti.
Al centro dell’organizzazione, per quanto riguarda l’apparato della sicurezza, il Viminale e, in particolare, l’Ufficio ordine pubblico del Dipartimento della ps al quale è stata affidata la presidenza del Gruppo di pianificazione che, in vista del Giubileo prevede venga stilata una direttiva generale a firma del capo della Polizia. Quest’ultima sarà indirizzata a tutti i prefetti e questori e ai vari componenti delle forze dell’ordine, per fissare le linee guida secondo le quali si dovrà svolgere la messa in sicurezza del Giubileo: «Per l’Anno santo del 2000 la pianificazione partì con 5-6 anni di anticipo – ricorda Armando Forgione, direttore dell’Ufficio ordine pubblico e a capo del Gruppo di pianificazione per il governo e la gestione dei grandi eventi – ma stavolta abbiamo dovuto far tutto in pochi mesi, anzi, in poche settimane. L’annuncio del Papa ci ha un po’ presi tutti in contropiede, ma non è la prima volta che questo Ufficio si trova a fronteggiare un’emergenza del genere, come nel 2009 quando il G8 previsto alla Maddalena venne spostato a L’Aquila: in quel caso tutta l’organizzazione e l’attività di preparazione saltò e, nel giro di poco più di un mese, dovemmo rifare tutto per poter permettere il corretto svolgimento di una manifestazione prevista per uno scenario marino che doveva trasferirsi in toto in ambiente montano. Stesso impegno richiesero anche i funerali di Papa Giovanni Paolo che richiamarono a Roma milioni di fedeli». Chiaramente il centro nevralgico delle celebrazioni giubilari sarà Roma, ma sono anche altre le città coinvolte nel resto della Penisola e in quelle dove hanno sede alcune basiliche, ognuna delle quali con una Porta santa da aprire e con un apparato di sicurezza da predisporre: «Quando parliamo di “messa in sicurezza” – continua Forgione – dobbiamo parlare di tutta un’attività di prevenzione che si dovrà svolgere seguendo dei canoni precisi e senza lasciare nulla al caso come la raccolta di informazioni, la verifica di queste ultime, nonché il loro approfondimento, per permettere, qualora ce ne fosse la necessità, una valutazione della minaccia più accurata possibile. Questo per quanto riguarda la cosiddetta “prevenzione generale”, ma fondamentale sarà anche assicurare il regolare svolgimento delle manifestazioni intervenendo capillarmente nei singoli luoghi interessati. Ci saranno proprio alcuni punti della direttiva del capo della Polizia che riguarderanno tutte le azioni che dovranno essere messe in opera dalle autorità provinciali di ps per mettere in sicurezza le zone interessate dagli eventi giubilari». Fondamentale, perché l’evento possa svolgersi senza alcun problema, sarà però anche l’apporto di tutti quegli enti ed associazioni interessati al Giubileo, senza contare il contributo essenziale da parte degli organismi della Santa sede. Ma importante sarà anche la presenza delle forze dell’ordine anche a livello numerico: «In fase preparatoria, dal marzo di quest’anno, il capo della Polizia ha creato due gruppi di lavoro interdirezionali e interistituzionali – prosegue il direttore dell’Ufficio ordine pubblico – il primo affidato al vice capo vicario, Alessandro Marangoni, per la pianificazione dell’impiego delle risorse umane e di tutti gli aspetti connessi ai profili operativi; il secondo al vice capo per il coordinamento, Matteo Piantedosi, per le determinazioni delle esigenze strumentali, logistiche e finanziarie. I due gruppi hanno portato a delle conclusioni, tra le quali in particolare quella dell’arruolamento straordinario di 2.500 unità per tutte le forze dell’ordine (1.050 Polizia, 1.050 Carabinieri e 400 Finanza) già inviati ai vari corsi di formazione e che quindi tra maggio e giugno del 2016 diventeranno operativi». Giubileo straordinario, come straordinario sarà il numero delle forze in campo per garantire la sicurezza. Infatti, oltre al “corposo” rinforzo nelle fila delle forze dell’ordine, anche i militari faranno la propria parte proseguendo l’operazione “Strade sicure” che da sei anni vede i soldati dell’esercito a guardia dei principali obiettivi sensibili nonché nelle strade delle nostre città. Un contingente che, in vista dell’8 dicembre, salirà a 2.500 uomini. Ma non solo, dato che anche i reparti speciali con le stellette (Col Moschin e Comsubin) affiancheranno gli uomini del Nocs e del Gis: «Così come abbiamo fatto per l’Expo – spiega Forgione – abbiamo programmato e svolto esercitazioni antiterrorismo con l’impiego delle forze il cui eventuale intervento è stato curato sotto tutti gli aspetti: dalle comunicazioni alle tempistiche di intervento nei luoghi interessati. Dopo gli accadimenti francesi abbiamo pensato che i reparti militari d’élite sarebbero potuti essere un valido supporto ulteriore alle nostre forze speciali. Solo che per poter “parlare la stessa lingua” c’è bisogno di lavorare insieme per comprendere come ci si muove sul territorio nazionale, dato che finora erano stati impiegati solo in scenari internazionali».
Ma il pericolo maggiore, è inutile negarlo, viene sicuramente dalla minaccia terroristica. Le notizie che ogni giorno ci arrivano dai paesi del Medioriente di certo non sono rassicuranti e, spesso, fanno anche paura. È chiaro che un evento che riunirà tutto il mondo cristiano-cattolico in uno spazio ben definito, potrebbe essere l’obiettivo ideale per chi voglia far sentire la propria voce usando mezzi “non convenzionali”. Al Dipartimento della ps, però, sono pronti a fronteggiare anche questo tipo di minaccia, mettendo in campo controlli capillari e tecnologie all’avanguardia: «Stiamo provvedendo all’acquisto di strumenti all’avanguardia che permettano di esaminare singolarmente le persone che si recano, ad esempio, in piazza San Pietro – conclude Armando Forgione – E ancora, stiamo perfezionando l’uso dei droni, strumenti particolarmente versatili e utili, nonché discreti e più economici rispetto ad un elicottero, per il controllo dall’alto delle folle». Nella direttiva verrà dato particolare risalto anche alla collaborazione tra le forze di polizia nell’ambito dell’antiterrorismo. Sì, perché, è inutile nasconderlo, un attacco è forse la minaccia più temuta, soprattutto dai parte dei cosiddetti “lone fighters” (i “lupi solitari” di cui ci eravamo già occupati su Poliziamoderna nel settembre del 2011), che potrebbero trovarsi in stato “dormiente” ovunque. Tutti ricordano come avvenne l’attentato a Giovanni Paolo II e l’imperativo è quello di farsi trovare pronti anche per contrastare una minaccia del genere. Per questo motivo, sul fronte dell’attività preventiva grande attenzione sarà data al momento dell’arrivo dei pellegrini, soprattutto dai Paesi extra-Schengen.
UN IMPEGNO INVISIBILE
In questi giorni i romani hanno assistito a una serie di action movie, in luoghi strategici come San Pietro, Colosseo, Farnesina e Stazione Ostiense. In realtà non erano film d’azione ma vere e proprie esercitazioni antiterrori smo in tempo reale che hanno coinvolto e incuriosito i cittadini. Una prova generale, per la messa a punto di un dispositivo capace di far fronte ai possibili attentati durante il Giubileo straordinario. Non risultano al momento vere e proprie minacce e non sono in programma iniziative di contestazione interna (come quelle del fronte dell’Anticlericalismo e degli Anarchici). Da parte del Viminale e dell’Intelligence l’attenzione è altissima. Sul primo Giubileo, ai tempi dell’Isis, aleggia la minaccia terroristica internazionale di matrice jihadista. Dietro alla macchina della sicurezza per garantire che tutto fili liscio ci sarà un grande dispiego di uomini nei luoghi frequentati dai pellegrini. Esiste un intenso lavoro sottotraccia, non visibile, che è quello organizzato dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione. Un ufficio che collabora con le agenzie d’informazione e che svolge un’attività di coordinamento sul territorio della Digos (la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali) e delle questure. Un impegno, quello della polizia di prevenzione, che permette di tradurre tutte le informazioni elaborate in indicazioni operative per l’impiego di forze da mettere in campo, sulla base dei singoli eventi calendarizzati. A livello centrale si avvale del Nocs, il Nucleo operativo centrale di sicurezza, che opera sul territorio nazionale. «In questo ultimo periodo – spiega il comandante Andrea Mainardi – abbiamo contribuito alla formazione delle unità antiterrorismo dislocate in una ventina di città italiane, pronte ad intervenire, dotate di una macchina blindata con i colori d’istituto e di armi e tecnologie all’avanguardia, per attuare un controllo h24». «Ogni situazione di allarme poi – conclude il comandante – è un capitolo a sé. In caso di necessità le squadre del Nucleo partiranno insieme con l’unità cinofila, il breacher per l’apertura dei varchi con gli esplosivi e gli sniper (tiratori scelti) come osservatori a distanza».
Valentina Pistillo
Al servizio di Sua Santità
A una donna, Maria Rosaria Maiorino, la guida dell’Ispettorato Vaticano nell’anno giubilare
di Stefano Brusadelli
Per un anno, dall’8 dicembre del 2015 al 20 novembre 2016, l’ufficio di Polizia più importante d’Italia (e forse del mondo) sarà quello ospitato in un edificio con la facciata color ocra che si affaccia su una minuscola piazza dietro al lato destro del colonnato di San Pietro. Uno slargo scavalcato, come a sottolineare una fatale vocazione dei luoghi, dalla più imponente struttura di sicurezza del Vaticano d’antan, il Passetto di Borgo che consentiva ai Pontefici di trasferirsi dai Sacri Palazzi all’inespugnabile Castel Sant’Angelo senza mai posare il piede sul suolo della città.
Qui, in via del Mascherino, ha sede l’Ispettorato Vaticano, e l’atmosfera che si avverte è già quella un po’ elettrica ed eccitata della vigilia. Alle donne e agli uomini che lavorano qui dentro toccherà il ruolo di prima linea per garantire la sicurezza del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco, ossia l’evento più globale (e a rischio) del 2015. A guidare l’Ufficio, da otto mesi, è una donna: Maria Rosaria Maiorino, amalfitana, trentasei anni di carriera collezionati tra le Squadre mobili e poi le questure di Grosseto, Foggia e Palermo. Una dirigente di non molte parole, considerata dentro la Polizia di Stato una specie di record-woman (prima donna capo di una Mobile, e poi prima donna questore in sede), che ora affronta l’impegno più importante della sua vita con un animo nel quale la durezza di un approccio quasi militare, «per me è importante lavorare in uno spirito di squadra, ma sempre a condizione che sia chiaro chi comanda», convive con un genuino trasporto spirituale. «Perché – racconta – stare a contatto con il Santo Padre è un’esperienza straordinaria: sono rimasta profondamente impressionata dalla luce che ha negli occhi, dalla spontaneità, dal rispetto e dalla gratitudine che manifesta nei confronti di tutti quelli che lavorano intorno a lui, poliziotti compresi».
Dall’Ispettorato dipendono al momento
144 agenti, tra i quali 21 donne. A loro si aggiungerà, a breve, un sostanzioso rinforzo del quale non
|
|
è ancora stata stabilita l’entità. L’Ispettorato Vaticano è sempre stato considerato uno degli uffici di eccellenza della Polizia di Stato, e in particolare negli ultimi tempi parecchie sono state le richieste da parte di agenti e dirigenti per venire a lavorare qui. Il vertice della squadra è composta da un vice, il primo dirigente Giancarlo Sant’Elia, proveniente dalla questura di Roma, dai vicequestori aggiunti Enrico Bastrentaz e Mario Sica (il primo incaricato degli Affari generali, il secondo dell’Immigrazione e dei servizi di piazza), e dal commissario capo Lara Cianciulli, responsabile dell’attività di polizia giudiziaria e della parte tecnico-logistica. Nella sede dell’Ispettorato, ma indipendente da esso, lavora il prefetto Gianfelice Bellesini, ufficiale di collegamento tra il Governo italiano e le autorità vaticane.
Le competenze dell’Ispettorato sono notevoli. La prima è curare la sicurezza del Santo Padre quando esce dai confini del suo Stato, ma restando in Italia. La seconda (che è quella decisamente più importante in vista del Giubileo) è vigilare su piazza San Pietro, in base a una regola abbastanza singolare: quando il Papa si trova nella piazza, la tutela spetta alla Gendarmeria vaticana, mentre quando non c’è spetta alla Polizia di Stato. La terza incombenza consiste nell’occuparsi (e di qui la presenza di un Ufficio immigrazione al piano terra) del rilascio di passaporti e di permessi di soggiorno per gli ecclesiastici e i dipendenti della Santa Sede. «Un ventaglio di attività – osserva Maiorino – dove l’aspetto che si potrebbe definire diplomatico è fondamentale; si ha a che fare con un mondo, quello ecclesiastico, che io ho iniziato solo ora a scoprire e a comprendere nelle sue regole, nei suoi meccanismi, nella sua mentalità, e che trovo complesso e affascinante».
Diplomazia e programmazione, oltre naturalmente a un livello elevatissimo di attenzione e alla capacità di agire con determinazione e nello stesso tempo con discrezione, sono gli ingredienti del lavoro dell’Ispettorato. Spiega Maria Rosaria Maiorino: «Una buona dose di sensibilità diplomatica è necessaria per collaborare con l’ambiente vaticano, ma anche per coordinarci con le altre forze che ci affiancano nello svolgimento dei nostri compiti: la Gendarmeria vaticana, i Carabinieri, la Polizia di Roma capitale, e le questure delle varie città che vengono toccate dalle visite del Papa. Anche una buona pianificazione è determinante: non dobbiamo solo fronteggiare le emergenze, ma programmare la sicurezza di eventi che vengono calendarizzati con un largo anticipo, come le trasferte del Pontefice e le grandi cerimonie religiose».
Anche se per comprensibili motivi di riservatezza non tutto il piano per il Giubileo può essere svelato, alcuni dettagli si possono già riferire. Il numero dei varchi di sicurezza, che oggi sono mediamente quattro, sarà, nell’imminenza del Giubileo, incrementato ulteriormente e adeguato alle accresciute esigenze. Ci saranno controlli (e file) diversi per i pellegrini che desiderano visitare la Basilica e quelli che invece vogliono passare sotto la Porta Santa. Oltre alle linee dedicate ai controlli di sicurezza saranno in uso parecchi metal detector portatili, per eseguire verifiche su borse e zaini in Piazza o nelle zone adiacenti. Saranno installate altre telecamere per la videosorveglianza, cosicché neppure un metro quadrato delle zone a rischio resterà privo di copertura. Verrà aumentato il numero di agenti che opereranno in borghese, mescolandosi a turisti e pellegrini. Sarà potenziata la squadra (già esistente all’interno dell’Ispettorato) incaricata di svolgere un lavoro che si potrebbe definire di intelligence.
«L’intento che ci guida – dice il questore Maiorino – sarà quello di fare tutto il possibile per conciliare le esigenze di sicurezza con il rispetto delle esigenze spirituali del pellegrino. Dovremo riuscire a fare sentire tutti sicuri, ma senza che l’area di San Pietro appaia militarizzata e che risulti attenuato il carattere religioso del Giubileo. Sul Vaticano sarà più che mai puntata l’attenzione di tutti i media del mondo, e questo potrebbe spingere anche qualsiasi fanatico a desiderare di compiere qui un gesto clamoroso per assicurarsi il massimo risalto. Siamo consapevoli della delicatezza del compito che ci attende, ma ci sentiamo pronti».
|
Roberto Trucillo
Addetto Stampa
Questura di Salerno
- Tel. 089 613470
- Cell. 328.7521132
- e-mail: roberto.trucillo@interno.it
|