La Cisl Fp di Salerno denuncia il prefetto e il presidente della Corte di Appello salernitana.
. Il sindacalista Antonio Galatro: “Violata la legge sul diritto di sciopero. Mortificati i lavoratori del Tribunale di
Salerno”
La Cisl Fp di Salerno è stata costretta a ricorrere, nei confronti del presidente della Corte di Appello e del Prefetto
di Salerno, alla Commissione di garanzia, al ministero della Giustizia, al ministero dell’Interno e al Consiglio
superiore della Magistratura, per l’accertamento di eventuali violazioni della legge 146 del 1990 in merito alle
“norme sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti
della persona costituzionalmente tutelati”.
Secondo il coordinatore provinciale dei ministeri,
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agenzie fiscali e ed Epne della Cisl Fp, Antonio Galatro, il
prefetto e il presidente della Corte di Appello potrebbero aver violato le normative. “Il primo per aver ritardato
e osteggiato la convocazione per il cosiddetto tentativo di conciliazione, la cui convocazione è avvenuta dopo
circa sette mesi dalla richiesta e solo dopo una sorta di “messa in mora” da parte della Cisl Fp”, ha detto
Galatro.
“Il secondo, invece, per non essersi presentato per ben due volte consecutive all’incontro, così da aver
evitato un preciso obbligo normativo, tanto da poter essere entrambi assoggettati alle sanzioni pecuniarie
previste dall’articolo 4 della stessa legge, che prevede ammende da 2.500 a 50.000 euro”.
Secondo Galatro, dunque, sia prefetto che presidente della Corte di Appello hanno avuto poca attenzione nei
confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che, come risulta dal verbale di assemblea del 28 ottobre 2016,
si sono sentiti offesi nella loro dignità personale e professionale per il progetto avviato dalla Corte di
Appello al fine di una sorta di reintegro in ufficio di personale già in pensione. “Il fatto che un alto dirigente
dello stato non presenzi, quale atto dovuto per legge o non deleghi altro suo collega al fine di permettere
all’ufficio che dirige di essere presente a un incontro obbligatoriamente tendente a recuperare la giusta
serenità tra parte pubblica e parti sociali nel pieno rispetto delle norme e dei contratti, non solo risulta
deleterio per ciò che attiene i normali rapporti, ma mette in cattiva luce la figura del ministero della giustizia”.
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