"N O alla discarica per le alghe: il comitato scrive..."
Sulle note di “Sapore di sale, sapore di mare… ” prendeva il via la carriera del grande Gino Paoli e circa 20 anni
dopo Little Tony gli faceva eco con “Profumo di mare”. Il dubbio, tuttavia, è che non fosse loro intento inneggiare
al sapore vagamente orientale delle alghe, né tanto meno al loro pungente odore. A qualcuno sarà sfuggito il
concetto di profumo o se ne è fatto un’idea piuttosto contorta se è vero che la spiaggia della Marina, nei pressi
del porto turistico di Agropoli, è diventato un deposito quanto mai compatto di posidonia più che un
agglomerato di sabbia per la balneazione. Sembra a taluni oscuro anche il concetto di risoluzione dei problemi.
È infatti notizia di questi giorni l’approvazione da parte della giunta comunale di Agropoli di un progetto per
la ricollocazione temporanea per le alghe accumulate principalmente nella spiaggia della Marina e nei pressi del
Lido Azzurro (disastro annunciato quest’ultimo se è vero che il docente dell’Università Federico II Franco Ortolani,
ancor prima che gli interventi antierosione fossero avviati, aveva avanzato dubbi sulla fase progettuale e illustrato
le terribili conseguenze cui si è inevitabilmente andati incontro). Potranno tirare un sospiro di sollievo i cittadini
agropolesi che dopo anni di vane richieste e denunce potranno fare finalmente a meno dell’odore nauseabondo al quale
si erano ormai tristemente abituati; molto meno l’entusiasmo in località Malagenia, frazione di Mattine, ai cui
residenti toccherà gestire la patata bollente. Il sito di stoccaggio temporaneo, per la cui realizzazione serviranno
circa 400 mila euro, sorgerà a pochi metri dalle abitazioni, da ristoranti, dalla fabbrica di cioccolato e da diversi
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bed and breakfast. Il pericolo è quello di mettere a serio rischio le attività commerciali della zona e di tenere alla
larga i turisti: come promuovere il territorio con questi presupposti? Complice poi lo stagnamento delle acque del
vicino acquedotto, il rischio di ricreare un caso analogo a San Girolamo di Bari è davvero alto. Così come nel quartiere
del capoluogo pugliese, dove la piaga va avanti ormai da anni, potrebbe presentarsi un ambiente prolifico per il
moltiplicarsi di insetti e per l’insediamento di topi e nutrie. Un mix distruttivo che potrebbe (e poteva già anni
addietro) essere evitato adoperando una misura definitiva al problema o sfruttando i cumuli di alghe, sull’esempio
dei litorali sardi, per l’utilizzo nella bioedilizia e nel risparmio energetico, ad esempio per la produzione di
biodiesel. Si tenga infine conto del fatto che non sono state effettuate delle analisi specifiche sul tipo di alghe
che hanno ricoperto le suddette spiagge, motivo per cui non è da escludere la possibilità che si tratti, come nei
vicini tratti costieri di Napoli e Sorrento, di specie tossiche per l’uomo. Alcuni tipi di alghe infatti, riporta
l’Istituto Superiore di Sanità in un intervento del 2003, sprigionano delle tossine la cui inalazione è altamente
nociva per l’uomo: a quel punto non si tratterebbe più soltanto di sopportare a fatica il cattivo odore, ma di mettere
a serio rischio l’incolumità dei cittadini.
Vincenzo Pecoraro
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