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   PROPOSTE DI MODIFICA AL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2014/2020 - #notizieirno.it#
    PROPOSTE DI MODIFICA AL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2014/2020 - #notizieirno.it#



    Il Piano di Sviluppo Rurale della Campania 2014-2020 è lo strumento di programmazione economica di maggior rilievo per lo sviluppo dell’ambiente rurale in Campania. Probabilmente, in base all’evoluzione della politica agricola comunitaria, rappresenterà anche l’ultima vera opportunità a disposizione del comparto agricolo per superare quelle criticità storiche che ne hanno difatti limitato lo sviluppo. Nei passati cicli di programmazione si è investito sulle dotazioni aziendali e sullo sviluppo del contesto territoriale. Tali scelte, ovviamente condivise, hanno fornito solo soluzioni parziali. Nella fase iniziale della concertazione propedeutica alla redazione del PSR 2014-2020, Agrinsieme Campania ha condiviso la strada, che in base all’esperienza, avrebbe portato ad evitare errori di indirizzo. Con l’approvazione del Piano, però, è emerso che alcune scelte della Regione Campania non risultano essere condivisibili. La ratio del Piano e la maggiore preoccupazione di Agrinsieme Campania La maggior parte delle modifiche che Agrinsieme Campania propone nel suo Documento si rivolgono alla Misura 04 e alla Misura 06, cosiddette Misure strutturali e dalla cui composizione dipende tutto il senso del Piano. Particolarmente limitante appare la ratio della Misura 04, principale Misura a vantaggio degli investimenti strutturali nelle imprese agricole. La Misura punta sugli investimenti strutturali ai fini della ricerca della maggiore competitività ricorrendo la diminuzione dei costi di produzione o gli aumenti dei livelli produttivi. Tale visione, a detta di Agrinsieme Campania, non valorizza le scelte di riorganizzazione aziendale delle imprese ispirate, al contrario, alla strategia decennale per la crescita e l’occupazione di Europa 2020 promossa dalla Comunità Europea, volta a superare la crisi economica e a porre le basi per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. La crescita sostenibile deve invece trovare, secondo Agrinsieme Campania, il suo fondamento ne: • la riduzione dell’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente; • valorizzazione della componente lavoro (con mantenimento e incremento del livello occupazionale, anche a fronte degli investimenti fatti) Preoccupano anche i criteri di premialità a favore delle imprese con dimensioni ridotte. Bisogna tener presente che i dati ISTAT dell’ultimo censimento rilevano, al 2010, 136.872 aziende agricole e zootecniche attive in Campania, con un calo del 41,6% rispetto al censimento del 2000. La riduzione del numero di aziende ha interessato prevalentemente quelle di dimensione inferiore a due ettari di Superficie Agricola Utilizzata (Sau). Questa notevole contrazione si è avuta nonostante le programmazioni del POR 2000-2006 e del PSR 2007 -2013. Questo testimonia che la semplice messa a disposizione di fondi non assicura una naturale evoluzione positiva del comparto che infatti ha scontato una contrazione del 41,6% con una particolare concentrazione nelle aziende di dimensioni inferiori. Di conseguenza, individuare semplici premialità nella selezione dei progetti a vantaggio di tale tipologia aziendale significa voler perseguire nella volontà di alimentarne la sopravvivenza ad oltranza. Lo sviluppo si otterrebbe, invece, mediante la messa a disposizione di fondi (particolarmente cospicui in questa programmazione), ma insistendo particolarmente su obblighi di formazione continua, aggregazione e forme di premialità per le aziende di dimensioni sufficienti a garantire adeguate economie di scala con


PS sicuramente superiore a 100000,00 € magari differenziandolo fra le diverse filiere. Si concretizzerebbe in questo modo una spinta considerevole all’aumento della superficie coltivata. Non si comprende neanche la ratio che esclude, senza alcun tipo di parametrazione, la possibilità per i giovani imprenditori agricoli di usufruire del premio per insediarsi in aziende più strutturate (PS maggiore di 200000,00 €) e capaci quindi di confrontarsi con i mercati. Quello che traspare è la volontà di concentrare le risorse finanziarie in realtà aziendali (se tali si possono ritenere) e territoriali che sino a questo momento, pur avendo avuto già la possibilità di svilupparsi, non l’hanno fatto non preoccupandosi delle vere motivazioni che hanno limitato il processo. Le filiere non valorizzate Preoccupa, inoltre, che le filiere produttive tipiche della piana campana non abbiano ricevuto valorizzazione nella definizione dei criteri di valutazione. Nell’indicare come prioritarie la filiera florovivaistica nelle macrorea A; olivicola nelle macroaree C e D e bovina e ovi-caprina nelle macroaree D non è stata riservata alcuna attenzione, anche subordinata, ad altre filiere strategiche per l’agroalimentare e l’agricoltura in Campania. I rischi per le risorse non a disposizione della Regione Queste considerazioni si legano inoltre alla disponibilità delle risorse da parte della Regione: il rischio è di procedere ad un’ulteriore selezione nell’ambito delle graduatorie, indirizzando le risorse su quei territori valorizzati nell’ambito dei principi di selezione a discapito degli altri che non trovano adeguata premialità, pur potendo contribuire in maniera più incisiva nel raggiungimento di taluni obiettivi comunitari. Infine, per i numeri che esprime, sia in termini economici che occupazionali, riteniamo che l'Agricoltura debba trovare sempre più attenzione fra le priorità della politica regionale. Le scelte che si concretizzano, anche nella predisposizione della Legge di Bilancio regionale apponendo la giusta quota di cofinanziamento a carico della Regione Campania, possono fortemente influenzare le reali capacità del PSR di esprime le potenzialità che gli si riconoscono ed attribuiscono.
Redazione: notizieirno.it

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