LEGGE SUL CAPORALATO, AGRINSIEME CAMPANIA:
“BENE NORME PIU’ SEVERE PER CHI SFRUTTA I LAVORATORI
MA POCA ATTENZIONE NEL DISTINGUERE TRA REATI GRAVI E SEMPLICI VIOLAZIONI FORMALI”
“Possiamo dire di essere soddisfatti dello spirito della legge che penalizza duramente chi sfrutta il lavoro nei campi agricoli. Ciò che ci lascia perplessi e dubbiosi è l’approssimazione con la quale vengono equiparati reati molto gravi e banali violazioni formali. In questo modo c’è il rischio che un imprenditore onesto venga equiparato ad un delinquente, cosa che non possiamo assolutamente accettare. Vigileremo quindi nella fase di applicazione del testo normativo al fine di tutelare al meglio le aziende agricole contro eventuali abusi”.
Questo il commento di Agrinsieme Campania, il Coordinamento tra l’Alleanza delle Cooperative Italiane Campania, settore agroalimentare, Cia, Confagricoltura e Copagri, rappresentato da Alfonso Di Massa, all’indomani dell’ok alla legge sul caporalato.
E continua Di Massa:
“C’è da rimarcare come sia stata scongiurata in Senato l’introduzione dei cosiddetti “indici di congruità” (criteri di valutazione induttivi della congruità della manodopera occupata dalle imprese, previsti nel testo originario del disegno di legge), che avrebbero introdotto degli standard fortemente condizionanti e penalizzanti per le imprese che in materia di manodopera hanno esigenze non riconducibili a dei target. Gli indici sono stati tramutati in semplici “indici di coerenza”, finalizzati a verificare la coerenza, appunto, delle dichiarazioni rilasciate dalle imprese alle diverse amministrazioni”.
Il Senato ha precisato meglio un altro aspetto fondamentale. Si tratta del passaggio dal sistema di denuncia trimestrale all’INPS (modello DMAG) al sistema di denuncia mensile (modello UNIEMENS), in vigore negli altri settori produttivi. Grazie alle modifiche apportate, il passaggio al sistema Uniemens avverrà dal 1 gennaio 2018; inoltre saranno mantenute la tariffazione a carico dell’INPS e le attuali scadenze trimestrali di pagamento.
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Nuovo anche il quadro normativo che riguarda la possibilità – per gli imprenditori agricoli – di entrare a far parte della Rete del lavoro agricolo di qualità. Con la legge in discussione in Parlamento, i requisiti diventano più stringenti sotto il profilo penale e meno stringenti sotto quello amministrativo. Non potranno infatti iscriversi alla Rete gli imprenditori che riportano condanne penali, oltre che in materia di lavoro, anche per delitti contro la pubblica amministrazione, contro l’incolumità pubblica, contro l’economia pubblica e contro il sentimento per gli animali. Potranno, invece, iscriversi alla Rete gli imprenditori che, pur essendo destinatari di una sanzione amministrativa in materia di lavoro, imposte e tasse, provvedano alla regolarizzazione delle inosservanze e al pagamento delle sanzioni.
Conclude Di Massa:
“Agrinsieme vigilerà con molta attenzione nella fase attuativa della legge, poiché la mancata distinzione tra reati gravi e gravissimi e le semplici violazioni formali delle leggi potrebbe nuocere agli imprenditori del settore in occasione dei controlli ispettivi, la cui determinazione resta nel libero arbitrio dei funzionari incaricati e della magistratura. Sarà quindi necessario accendere i riflettori sul regolamento attuativo della legge, affinché esso possa rimodulare meglio e classificare i reati in materia di caporalato e di sfruttamento del lavoro nero”.
Marina Bisogno
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