IL METODO BIOGRAFICO
A cura del
prof. Emilio Esposito
Abstract
:
A cura del Prof.
Emilio Esposito Docente di Religione liceo scientifico/ e sezione
Carceraria/ Formatore Area delle Professioni Sociali/ Formed - VdS C.R.I. /
Consulente per il Terzo Settore (Welfare) /Componente Centro Studi e
Osservatorio Permanente sul Disagio Giovanile Comune di Mercato S. Severino. Servitore Insegnante Scuola
Alcologica Territoriale -
AICAT/ARCAT/APCAT/ Volontario Ambulatorio Dipendenze ASL Sa distretto 67-/
Responsabile Sportello Sociale C.R.I. (Delegato ASA ( Attività
Sociali).Esperto in Biodiscipline e Bioenergetica/Libero Docente UTE/
Università per la Terza Età. Counselor.Esperto in Logoterapia.
La narrazione di storie è
centrale nella vita di ogni individuo. Il racconto della realtà,
infatti, genera la scrittura di una biografia personale che, intrecciandosi con
le storie di altre vite, conferisce un senso alle esperienze umane.
Questo processo quotidiano di
scrittura nasce da una peculiare modalità di pensiero che
contraddistingue tutti gli esseri umani: il pensiero narrativo , che guida il
ragionamento quotidiano affiancando il tradizionale e più noto pensiero
logico-paradigmatico.
Il metodo biografico , meglio
definibile come metodo narrativo- biografico , spesso conosciuto in ambiti
più ristretti di applicazione come terapia della ri-scrittura o terapia
narrativa, rappresenta uno strumento per la relazione d'aiuto e per il
benessere psicologico; esso considera centrale nella vita mentale
l'interpretazione della realtà, descritta attraverso le narrazioni intrapersonali e intersoggettive delle esperienze vissute.
L'approfondimento e lo studio di
tale strumento consente di conoscere, in modo più profondo, il naturale
bisogno di raccontarsi e di raccontare ciò che accade, aiutando a
comprendere meglio quella modalità di pensiero che, pur non giungendo
alla ricostruzione causale degli eventi, assume un ruolo fondamentale nel
determinare i vissuti prodotti dalle esperienze.
La descrizione del metodo
narrativo consente inoltre di chiarire la differente qualità dei
processi attivati in una conversazione tra amici, rispetto a quelli implicati e
gestiti, grazie alle competenze professionali, in un colloquio psicologico o
psicoterapeutico.
Il racconto di uno stesso
episodio può infatti ripetersi di fronte anche a decine di amici e
ottimi ascoltatori, ripercorrendo tuttavia le stesse modalità narrative
patologiche che rappresentano una versione plausibile della realtà, ma
che tuttavia possono essere la radice delle sofferenze e del malessere
psicologico.
La ri-scrittura della propria
biografia, o più semplicemente di parti significative di essa,
può cambiare vissuti e atteggiamenti nei confronti della realtà
che possono essersi radicati nella ripetizione di narrazioni mentali e sociali
negative che rappresentano le fondamenta del disagio psichico.
Realtà,
narrazione e vita psichica
Spesso riesce difficile credere
che la conversazione possa aprire la porta ad una nuova realtà,
permettendo di superare problemi che ci si porta dietro da anni.
E' ancora più difficile
ritenere più importanti le parole piuttosto che i fatti che, essendo
tangibili e concreti, sembrano offrire maggiore sicurezza e stabilità
nel tempo; tuttavia il ponte che collega la realtà alla mente è
fatto di parole che mediano l'attribuzione di significati .
Per comprendere meglio come la
narrazione abbia maggior peso nella vita psichica rispetto alla realtà
oggettiva, occorre approfondire la concezione fondamentale secondo cui non
è possibile una descrizione oggettiva del mondo.
Tale affermazione può far
sorridere chi pensa di poter descrivere dettagliatamente un oggetto, che sia
una sedia, un computer, una bottiglia o altro.
Tuttavia basterebbe utilizzare
anche un oggetto molto semplice da porre sotto gli occhi di diversi osservatori
che in seguito, chiamati a descriverlo, ne forniranno una rappresentazione
estremamente soggettiva e spesso unica, sottolineandone alcuni dettagli
piuttosto che altri.La situazione si complica se si
parla di elementi più astratti, dinamici e numerosi come quelli che
costituiscono le storie, i quali possono subire delle trasformazioni
estremamente complesse osservabili direttamente se si prova a realizzare il
classico gioco del telefono senza fili in cui a turno, dal primo all'ultimo
partecipante, si prova a trasmettere il senso di una storia inizialmente letta
(un'ipotetica realtà) e confrontabile con l'ultima versione riportata
che abitualmente è connotata da numerose distorsioni.
In questo gioco ognuno riporta la
narrazione della persona precedente, ma anche se tutti leggessero la stessa
storia simultaneamente, ne fornirebbero versioni diverse che tenderebbero a
sottolineare alcuni aspetti rispetto ad altri.
Tale fenomeno è stato
sintetizzato da J. Bruner (1987, 1991), che ha approfondito il rapporto tra
esperienza ed espressione della stessa; secondo l'autore narrando si impone
arbitrariamente un significato sul flusso della memoria, evidenziando alcune
cause e trascurandone altre.
Di conseguenza, nessuno ha un
accesso privilegiato alla definizione della realtà e la stessa
esperienza può essere interpretata e descritta diversamente, con
conseguenti atteggiamenti psicologici interni o esterni differenti. Se
così non fosse le nostre vite sarebbero copie parziali l'una dell'altra
e reagiremmo ugualmente agli stessi eventi. Ma ciò non accade.
Si consideri un fatto sociale
oggettivo, costituito, ad esempio, da una spinta ricevuta da uno sconosciuto
mentre si sta passeggiando in una via della nostra città. Le narrazioni
che possono nascere rispetto a questo evento oggettivo non sono mai cronaca, ma
sono arricchite da interpretazioni, da precedenti personali e da vissuti
emotivi.
Il protagonista urtato potrebbe
raccontare che il personaggio che lo ha spinto era distratto dai suoi acquisti
e che non si è accorto di lui facendo poca attenzione a rispettare i
suoi spazi; se le sue storie di vita precedenti hanno narrato spesso una scarsa
considerazione nei suoi confronti, probabilmente penserà che si sia
trattato di un'ennesima disconferma di sé.
Un amico che passeggia vicino al
soggetto in questione potrebbe narrare una storia molto diversa sulla stessa
realtà, affermando che lo sconosciuto sembrava avere un malessere e
probabilmente riusciva a farsi difficilmente spazio tra la gente mantenendo un
buon equilibrio.La realtà di partenza è
la stessa, ma le sue versioni e le conseguenze psicologiche possono essere
estremamente variabili da individuo a individuo.
Infine, la storia di un fatto
accaduto a più persone contemporaneamente, può risentire delle
narrazioni altrui. In questo ambito agiscono numerosi fenomeni legati al
confronto collettivo quali l'adeguamento e gli stereotipi, nonché
fenomeni di trasformazione legati alla caratteristica della memoria di essere
essenzialmente un processo ricostruttivo (Baddeley A
., 1992).
Quanto detto
finora consente alcune conclusioni sull'argomento:
Sintesi del
rapporto tra realtà, narrazioni e vita mentale
Il confronto con la realtà
dà origine a narrazioni che possono essere mentali (implicite) o
interpersonali (esplicite).
Le storie con cui interpretiamo e
riportiamo le nostre esperienze della realtà determinano il significato
che attribuiamo a quest'ultima.
Gli effetti sugli eventi della
vita e sulle relazioni sono determinati dal significato attribuito ad essi e
quindi dalle storie piuttosto che dalla realtà.
Le narrazioni rappresentano
cornici delle esperienze vissute che privilegiano alcuni aspetti e ne
tralasciano altri.
Le storie individuali risentono
dei racconti precedenti e dei temi predominati nella vita di ogni individuo in
quanto tendono ad inserirsi coerentemente all'interno di una biografia.
Le storie personali possono
essere influenzate dalle storie collettive e dalle narrazioni che un gruppo, a
cui si appartiene, fa dello stesso evento.
Il risultato della continua
descrizione degli eventi della vita è una biografia caratterizzata da
una storia dominante , ossia da un tema centrale che è il fulcro della
propria vita mentale e che può rappresentare la chiave della sofferenza
di un individuo. In quest'ultimo caso, il tema dominante diviene un nodo che
limita il proseguimento della storia (la propria vita) e la progettazione del
futuro.
Talvolta il riproporsi di una
storia tossica nella biografia viene attribuito al caso o alla sfortuna, ma
ciò spesso è frutto dei limiti imposti a se stessi e agli altri
dalla narrazione statica di cui ci si fa portatori. Ad esempio, se una persona
ha subìto un abuso e accetta la narrazione, più o meno esplicita,
secondo cui essa ha contribuito a causare l'aggressione, tale storia rinarrata
interiormente la spingerà a considerarsi colpevole e ciò potrebbe
portarla ad alimentare atteggiamenti che autorizzino gli altri ad agire nuovi
abusi.
Infatti, la narrazione,
influenzando la percezione di sé, modifica atteggiamenti e comportamenti
e può influenzare negativamente il futuro.Si
tratta di un processo secondo il quale la teoria guida la pratica attraverso
uno stretto rapporto che le narrazioni intrecciano con l'identità delle
persone. Quest'ultima rappresenta un'immagine di se stessi prodotta
interiormente, ma che si consolida e viene riconosciuta nell'interazione con
altri, durante la quale avviene una continua produzione di narrazioni
cooperative che è alla base della cosiddetta costruzione narrativa
dell'identità (Mantovani G ., 1999).
La rilettura della storia
dominante può confermare il blocco o lasciare spazio a nuove
possibilità narrative e alla prosecuzione della storia che si snoda
intorno a nuovi temi centrali. Tale sblocco è possibile con le
applicazioni del metodo narrativo e grazie alla natura intrinsecamente ambigua
e indefinita di tutte le storie, nonché in relazione alle
possibilità di organizzare gli stessi elementi reali secondo
modalità diverse avvalendosi del pensiero narrativo.
Pensiero
logico e pensiero narrativo.
Se la nostra mente dovesse
lavorare solo sui dati reali e presenti, tutta la nostra vita sarebbe
estremamente limitata al qui ed ora. Ma la natura umana possiede una
straordinaria capacità, quella di pensare e di lavorare su dati assenti
dal campo percettivo. Il pensiero si fonda sulla capacità rappresentativa
, un'abilità che secondo J. Piaget (1965) si sviluppa intorno al 18°
mese di vita e che consente di costruire un'immagine mentale di oggetti e
situazioni.
La possibilità di
svincolarsi dalla contingenza della realtà sta alla base sia del
pensiero logico-paradigmatico che del pensiero narrativo , due modalità
di ragionamento dell'uomo molto studiate.
Con il pensiero logico si
è in grado di annullare o compensare mentalmente i risultati di
un'azione fisica o di un'operazione mentale, una capacità che è definita
reversibilità di pensiero e che consente di analizzare le concatenazioni
causali degli eventi.
L'importanza del pensiero logico
non è direttamente proporzionale al suo utilizzo quotidiano che, per
quanto importante e desiderato in certi contesti, non è così
frequente come si pensava in passato.
A partire dal 1950 numerosi studi
hanno mostrato come in diverse situazioni reali quotidiane la
razionalità lasci spesso il posto ad altre forme di pensiero, attivate a
seconda della natura del contesto specifico.
Il contesto relazionale è
uno dei più frequenti nella vita quotidiana e tende ad attivare il
pensiero narrativo, che è un racconto mentale di eventi con un contenuto
sociale costituito essenzialmente da 2 categorie di elementi: le azioni e le
intenzioni . Per quanto riguarda la prima categoria, ciò che si narra
è dinamico e si muove nello spazio e nel tempo. Inoltre, le azioni delle
storie si ricollegano ad un soggetto da cui discendono credenze e aspettative
(intenzioni); queste ultime nelle storie sono la chiave di lettura che collega
diverse azioni.
Il protagonista principale
è un personaggio umano o umanizzato, l'unico in grado di alimentare
queste due categorie di contenuto.
J. Bruner (1969,1996) ha studiato
approfonditamente le caratteristiche del pensiero narrativo (riportate nella
tabella di seguito) al quale attribuisce un ruolo fondamentale nella
costruzione narrativa della realtà e nell'organizzazione dell'esperienza
nel mondo. Lo stesso autore ha rilevato la precocità nello sviluppo di
questa modalità di pensiero, che è presente negli adulti e nei
bambini.
Le nove
proprietà della narrazione.
La sequenzialità per cui
gli eventi narrati sono organizzati secondo una sequenza di tipo
spazio-temporale.
La particolarità per cui
il contenuto delle storie è un episodio specifico.
L'intenzionalità che
coincide con l'interesse per le intenzioni umane che, sorrette da scopi, da
opinioni e credenze, guidano le azioni.
L'opacità referenziale che
consiste nella tendenza a descrivere rappresentazioni di eventi (del narrante)
piuttosto che fatti obiettivi. Ad una narrazione, infatti, non si richiede di
essere vera, ma verosimile, cioè possibile.
La componibilità
ermeneutica che è rappresentata dal legame tra le varie parti della
narrazione ed il tutto, dal quale dipende l'interpretazione fornita.
La violazione della
canonicità che coincide con la presenza di eventi inattesi che rompono
la routine.
La composizione pentadica per la
quale in ogni storia esistono almeno cinque elementi: un attore che compie
un'azione con un certo strumento, per raggiungere uno scopo in una determinata
situazione.
L'incertezza che nasce
dall'espressione di un punto di vista tra i tanti possibili, ossia quello del
narratore
L'appartenenza ad un genere che
coincide con una categoria letteraria che guida il modo di raccontare i
contenuti.
L'approfondimento delle
caratteristiche del pensiero narrativo consente di capire meglio gli elementi
che compongono le biografie e che possono essere trasformati con il metodo biografico
, rimettendo in discussione le proprie chiavi di lettura degli eventi e
riscrivendo le proprie storie di vita in modo da restituire il flusso alle
narrazioni bloccate intorno ad un problema.
La necessità di narrare
storie, e in particolare di raccontarsi o di sentire raccontata la propria
storia, è visibile nella grande curiosità e nella passione dei
bambini nei confronti dei racconti relativi alla loro vita e alle storie di
famiglia. Le narrazioni e i filmati degli eventi della loro biografia sono in
grado di attrarre l'attenzione anche dei bambini più iperattivi e distraibili, in quanto consentono di dare continuità
e senso alla loro esistenza.
L'autobiografia e le narrazioni
degli altri relative alle nostre esperienze si intrecciano precocemente,
rivelandosi strumenti utili per costruire il significato del proprio presente
alla luce del passato e in vista del futuro. Il soggetto diviene, in tal modo,
il narratore e l'attore del proprio Sé, costruito come un testo dalla
composizione di più parti organizzate alla scopo di attribuire coerenza
e continuità alle proprie esperienze.
L'incontro tra le narrazioni
proprie e quelle altrui può portare ad una prevalenza delle seconde
sulle prime da cui può nascere un oscuramento della vera essenza di se
stessi attraverso l'accettazione delle false attribuzioni presenti nei racconti
fatti dagli altri.
Il metodo
biografico e la trasformazione delle trame narrative per il benessere
psicologico.
Il metodo
biografico e le sue applicazioni:
Il metodo biografico rappresenta
uno strumento molto utile per il benessere psicologico sia in sede di
consulenza psicologica che in ambito psicoterapeutico. Varianti di tale metodo
possono essere utilizzate nel corso di particolari esperienze di confronto e di
creatività, condotte da guide competenti, che possono rappresentare dei
momenti di approfondimento nella conoscenza di se stessi. Gli incontri di
questo tipo si tengono generalmente in contesti di gruppo in cui, attraverso la
narrazione autobiografica e la successiva condivisione dei testi, si possono
scoprire risorse o bisogni sconosciuti o, più semplicemente, condividere
e confrontare le emozioni.
Nel corso del sostegno
psicologico, la descrizione di un problema, cambiando più o meno
radicalmente, può generare nuove soluzioni che possono risultare
fondamentali per la salute psichica. In questo modo un problema centrale
può trasformarsi in un problema secondario o in un non-problema; altre
volte può rivelarsi una risorsa inaspettata.
Tradizionalmente il metodo
narrativo parte dal racconto della persona su uno o più temi centrali
della propria autobiografia (storia o tema dominante). La co-costruzione di una
nuova versione della stessa storia (storia alternativa), operata dal paziente e
dallo psicologo o psicoterapeuta, si pone come un momento centrale per
acquisire una nuova prospettiva nei confronti di un problema o per attivare un
cambiamento terapeutico. Tale nuova versione della realtà viene
riscritta dal professionista attraverso una o più lettere, destinate
all'utente, che hanno l'obiettivo di sintetizzare e rafforzare le nuove
conoscenze acquisite su di se da quest'ultimo.
Questo tipo di approccio
può essere utilizzato anche nel contesto di un gruppo di condivisione di
problematiche psicologiche. In questo caso, come riporta T. Vassallo , la
riscrittura della storia dei partecipanti è sintetizzata attraverso una
lettera indirizzata ad ogni componente del gruppo.
Una nuova narrazione che sia
troppo diversa dalla precedente non verrà riconosciuta come propria e
verrà rifiutata dal protagonista. Le eccessive somiglianze potrebbero,
viceversa, riprodurre vecchie convinzioni. Conseguentemente una ricostruzione
narrativa benefica deve tendere ad equilibrare il vecchio ed il nuovo,
trasformando positivamente il testo condiviso.
L'ultimo passo è la
sperimentazione della nuova narrazione che deve trovare conferma e
credibilità negli altri per essere definitivamente accettata dal
protagonista della biografia riscritta. In questa fase occorre considerare la
difficoltà che si incontra nella naturale resistenza delle persone ad
accettare i cambiamenti altrui; si tratta di un atteggiamento di ricerca di
coerenza che può essere affrontato solo dopo un profondo confronto con
se stessi.
Le
trasformazioni narrative:
Rifacendosi alle caratteristiche
del pensiero narrativo descritte, sono state distinte diverse micro-pratiche
trasformative con cui possono essere operati cambiamenti sia nel contenuto che
nel processo narrativo delle biografie.
Esse costituiscono delle tecniche
di cui ci si avvale nel metodo biografico e la loro comprensione è
importante per farsi un'idea più concreta del processo di trasformazione
delle trame narrative.
Più precisamente, secondo
C. Sluzki , la trasformazione della biografia di una
persona può riguardare la natura della sua storia dominante o la
narrazione stessa.
Le
trasformazioni nella natura delle storie.
Riguardano aspetti della
narrazione molto importanti psicologicamente quali il tempo , lo spazio , la
causalità , le interazioni e i valori.
Le trasformazioni nel tempo
possono aiutare a passare dalla percezione di situazioni statiche, immutabili e
croniche a quella di comportamenti che possono trasformarsi nel tempo e nei
confronti dei quali è possibile attivarsi alla ricerca di una soluzione.
Questo tipo di cambiamenti nella narrazione si ottiene tutte le volte che si
riesce a passare da un'etichetta o categoria diagnostica ad un atteggiamento o
comportamento, come nel caso del passaggio dall'idea di essere depressi a
quella secondo la quale ci si comporta come una persona depressa. Da un punto
di vista sintattico il passaggio avviene con la sostituzione di verbi ai
sostantivi e quindi con il passaggio dalla condizione statica a quella
dinamica. Un'altra trasformazione nel tempo può riguardare il passaggio
da una dimensione astorica ad una in cui la narrazione ritrova un suo inizio,
uno scenario ed una evoluzione che può essere fondamentale per
programmare il futuro.
Le trasformazioni nello spazio
sono principalmente relative al passaggio da una dimensione non contestuale ad
una in cui si sottolinea il ruolo dell'ambiente come cornice di un accadimento.
Esse sono particolarmente utili per spostare l'attenzione dall'avvenimento
sottolineando sia le condizioni in cui il problema diventa maggiormente
gestibile che le situazioni più critiche.
Le trasformazioni nella
causalità riguardano la possibilità di ricondurre gli effetti e i
problemi attuali alle origini per poter lavorare sulle cause alla ricerca della
soluzione. Le trasformazioni nell'interazione consentono di modificare la
posizione di un protagonista della storia attraverso il passaggio da una
descrizione di attributi ad una di modelli di interazione. Così una
persona che definisce il coniuge testardo potrebbe riportare nel contesto della
relazione le espressioni di testardaggine, trasformandole in qualcosa che
è possibile affrontare nelle diverse situazioni, piuttosto che
considerarle delle caratteristiche stabili della personalità, difficili
da modificare o gestire.
La trasformazione nei valori
della storia riguarda il cambiamento di attributi e di intenzioni. Ne sono
esempi i cambiamenti nella prospettiva rispetto alle proprie intenzioni buone o
cattive o rispetto alla valutazione di un comportamento come sano o deviante.
Esse possono mettere in nuova luce un personaggio coinvolto.
Le
trasformazioni nella narrazione della storia.
Comprendono tutti quei processi
di passaggio dal racconto di una narrazione in cui il protagonista è
passivo e vittima, ad uno in cui emerge come attore e si assume delle
responsabilità. In questo tipo di cambiamenti è fondamentale
l'incrocio che si instaura tra la definizione del luogo del problema (esterno o
interno) e del luogo dell'agente (esterno o interno). La condizione di
narrazione migliore sembra essere quella in cui il problema viene definito
esterno e non produce colpa o attesa di salvezza; in questo caso il
protagonista viene visto come agente interno e di cambiamento che si
muoverà verso la ricerca della soluzione. Una strategia fondamentale in
questo tipo di trasformazioni è rappresentata dall'esternalizzazione .
Essa, proposta da White (1988/89), consiste nella trasformazione del sintomo in
caratteristiche esterne , in un personaggio autonomo contro cui deve essere
ingaggiata la battaglia. Separando la persona dal problema si ottiene
velocemente grande sollievo in quanto un problema, concepito come una colpa o
qualcosa che suscita vergogna, può essere riportato fuori dal soggetto
in modo da ridurre la tensione e da allargare le possibilità di
soluzione che spesso, per mancanza di un'adeguata distanza emotiva, non possono
essere viste. I movimenti trasformativi delle narrazioni analizzati spesso si
intrecciano e si coinvolgono reciprocamente.
Le strategie del metodo
biografico descritte possono tornare utili tutte le volte che, riflettendo su
un problema per cui si cerca una soluzione, si desideri sperimentare
prospettive diverse esplorando nuove possibilità. L'utilizzo di un
diario e la ri-scrittura autobiografica di uno stesso evento in diversi momenti
e sforzandosi di assumere diverse prospettive si prestano per chi voglia fare
un'esperienza individuale delle trasformazioni narrative possibili con il
metodo biografico e dei loro effetti. Pur trattandosi di un confronto limitato
a se stessi e non guidato, la riscrittura di esperienze di vita importanti
può rivelarsi una tecnica per migliorare o ristabilire il contatto con
se stessi.
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Info: e-
mail: emiesposito@tiscali.it