prof. Emilio Esposito
Fattore di Rischio
A cura del Prof.
Emilio Esposito

 
    Abstract : Docente di Religione liceo scientifico/ e sezione Carceraria/ Formatore Area delle Professioni Sociali/ Formed - VdS C.R.I. / Consulente per il Terzo Settore (Welfare) /Componente Centro Studi e Osservatorio Permanente sul Disagio Giovanile Comune di Mercato S. Severino. Servitore Insegnante Scuola Alcologica Territoriale - AICAT/ARCAT/APCAT/ Volontario Ambulatorio Dipendenze ASL Sa distretto 67-/ Responsabile Sportello Sociale C.R.I. (Delegato ASA ( Attività Sociali).Esperto in Biodiscipline e Bioenergetica/Libero Docente UTE/ Università per la Terza Età. Counselor.Esperto in Logoterapia. Tra i molteplici fattori ritenuti in grado di favorire il primo contatto con una droga, quelli relativi alle influenze interpersonali sono ritenuti i più rilevanti. Gli studi si sono concentrati in modo particolare sui soggetti adolescenti. Il clima familiare , lo stile educativo, i modelli proposti dai genitori, hanno un influenza solo indiretta sullo stile di vita del giovane e quindi sul consumo di droga. Eventi che modificano radicalmente la struttura della famiglia, come la separazione o la morte di un genitore, sembrano aver ruolo meno rilevante di quello esercitato da rapporti intrafamiliari disfunzionali. I genitori costituiscono un modello importante anche per l’acquisizione delle abilità ad affrontare situazioni difficili e problematiche. Deficit e carenze nell’abilità di fronteggiare gli eventi, gli incontri sociali e la difficoltà dei compiti di sviluppo, con cui si confronta, possono convincere l’adolescente che il ricorso a una sostanza può aiutarlo a ridurre la tensione, a ripristinare condizioni più accettabili, a rafforzare la sua immagine sociale. Quanto più l’adolescente è orientato verso coetanei favorevoli alla droga o che sono gia consumatori, tanto più aumenta la probabilità che egli possa essere attratto dall’idea di provare una sostanza. L’iniziazione non è determinata nella generalità dei casi da disturbi psicopatologici strutturati, ma si associa piuttosto a una serie di tratti nell’area della non convenzionalità o a stati emozionali negativi e temporanei. Diverse ricerche mostrano che le manifestazioni precoci (cioè prima dei 13 anni) di comportamenti problematici quali atti di vandalismo, indisciplina, fughe da casa, furti, espulsione dalla scuola, aumentano le probabilità che chi li attua assuma successivamente delle sostanze. I fattori che favoriscono la stabilizzazione del consumo differiscono solo in parte da quelli riscontrabili nell’iniziazione. In questa seconda fase ciò che conta è soprattutto il tipo di rapporto che si crea tra il soggetto e la sostanza: dopo le prime esperienze egli può valutare concretamente la qualità e la funzione degli effetti sperimentati ed elaborare quindi credenze che non si fondano più sull’esperienza riportata da altri ma su quella personale. Si continua a far uso di droga quanto più si percepiscono gli effetti rinforzanti della sostanza, sia positivi, sia negativi; quanto più si ottengono gli effetti cognitivi, affettivi e farmacologici che si attendono: quanto più ci si convince che attraverso la droga si può esercitare maggior controllo sugli eventi della vita quotidiana.. Il continuare è dunque da porre in relazione soprattutto con i bisogni a cui la droga si dimostra in grado di rispondere. Anche il non aver ottenuto gli effetti desiderati può spingere il soggetto a riprovare, così come la sottovalutazione dei rischi e un estrema fiducia nelle proprie capacità di controllo, possono favorire l’innescarsi della dipendenza. I fattori di personalità che favoriscono il consolidarsi del consumo sono dei tratti disfunzionali del sé stabili e duraturi (ansia, depressione, bassa autostima). Tra gli altri fattori considerati predittivi vi è l’età in cui si è verifica l’iniziazione, l’associazione tra uso di droga e altri comportamenti problematici, o ancora l’esposizione in età infantile o adolescenziale a profonde e durevoli esperienze di disagio. Allorché la decisone di continuare è presa e l’uso si stabilizza, assumono notevole importanza anche i rinforzi sociali che le condotte di consumo ottengono nei contesti in cui sono messe in atto, e la facilità/difficoltà di procurarsi la sostanza. I fattori che possono favorire la transizione da uno stile di consumo non dipendente a uno dipendente sono molteplici. La letteratura indica che il rischio di diventare tossicodipendente è tanto maggiore tanto più precocemente il soggetto ha iniziato e ha strutturato stili di consumo regolari; quanto più ha intrapreso dei comportamenti devianti; quanto più è consistente il suo coinvolgimento nell’ambiente del consumo e quanto meno è stimolato ad apprendere norme di autoregolazione; quanto più si confronta con situazioni di disagio durature e difficilmente risolvibili e dispone di un repertorio limitato o inadeguato di competenze sociali per affrontare diversamente i suoi problemi; quanto più evidenzia disturbi di personalità strutturati (depressione, ansia, disforia, ecc.); quanto più identifica la droga come il mezzo più efficace per diminuire il disagio, sottovaluta i rischi connessi al consumo, sopravvaluta le proprie capacità di controllo, evidenzia atteggiamenti di sfida; quanto meno dispone di opportunità e risorse sociali soddisfacenti. Info: e-mail:emiesposito@tiscali.it
 

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