Abstract :
A cura del Prof.
Emilio Esposito Docente di Religione liceo scientifico/ e sezione
Carceraria/ Formatore Area delle Professioni Sociali/ Formed - VdS C.R.I. / Consulente
per il Terzo Settore (Welfare) /Componente Centro Studi e Osservatorio
Permanente sul Disagio Giovanile Comune di Mercato S. Severino. Servitore Insegnante Scuola
Alcologica Territoriale -
AICAT/ARCAT/APCAT/ Volontario Ambulatorio Dipendenze ASL Sa distretto 67-/
Responsabile Sportello Sociale C.R.I. (Delegato ASA ( Attività
Sociali).Esperto in Biodiscipline e Bioenergetica/Libero Docente UTE/
Università per la
Terza Età. Counselor.Esperto in Logoterapia.
INTELLIGENZA
EMOTIVA
A
cura del prof. Emilio Esposito
Quando
avrò imparato a conoscermi e a comunicare con intelligenza emotiva,
sarò veramente padrone dei miei pensieri, delle mie emozioni, delle mie
scelte, del mio comportamento e della mia vita.
Sarò
in grado di riconoscere e accettare i miei limiti e i miei punti di forza
insieme alla mia energia vitale, che mi renderà capace di pensare
rapidamente e di agire con calma senza inutile ansia e tensioni, perché
sentirò il mio corpo leggero e rilassato e la mia mente serena, lucida e
scattante.Questa
profonda consapevolezza mi darà la forza e il coraggio di credere in me
e di andare avanti, di amare la vita e di sentirmi veramente libero, in pace
con me stesso e in piena armonia con l'universo.
So
che questo è possibile, può accadere già oggi…
semplicemente perché lo voglio!
L'importanza di comunicare con il cuore
E'
inutile negarlo in una società basata sulla conoscenza e l'informazione,
caratterizzata da forte
competitività a tutti i livelli, dove ognuno corre per arrivare
primo, per raggiungere traguardi e obiettivi spesso troppo ambiziosi, i ritmi
di vita e di lavoro diventano sempre più insostenibili esponendoci a forti
tensioni emotive. In questa frenetica corsa verso il potere, il successo, la
carriera, la perfetta forma fisica, il benessere materiale ottenuto a qualsiasi
costo, spesso si contano più vittime che vincitori.
Vittime
dell'ansia, dello stress e della depressione, autentici fantasmi della mente
che in parte l'individuo genera da sé, in parte attraverso l'interazione
con l'ambiente, dove ci sono gli altri con i quali vive, lavora e comunica il
più delle molte in maniera superficiale e inefficace. In altre parole,
siamo portati ad usare più la testa che il cuore nel gestire la maggior
parte dei rapporti interpersonali. Così facendo, però, non ci
rendiamo conto che anziché migliorare la qualità della nostra
vita, la peggioriamo inesorabilmente.
Per
comprendere meglio l'argomento è necessario partire da un dato di fatto:
la maggior parte delle persone comunica prevalentemente (se non esclusivamente)
con la testa mettendo a tacere il cuore, sede dei sentimenti e delle emozioni.
Osservando infatti la mimica facciale, il linguaggio del corpo, lo stile di
comunicazione e di comportamento sociale ci si rende immediatamente conto del
facile trionfo della testa sul cuore, del predominio schiacciante della
razionalità sulle emozioni, evidentemente soffocate perché
ritenute scomode se non addirittura ingombranti. D'altra parte le emozioni,
secondo i piu' sono un fatto così privato, un aspetto così intimo
che non conviene assolutamente rivelarle nelle relazioni interpersonali: farle
entrare in gioco significherebbe rischiare di perdere la partita. Ma di quale
partita si tratta?
Di
una partita non meglio definita, che si gioca di volta in volta con maggiore o
minore impegno e determinazione in funzione della natura e importanza degli
obiettivi, ma che è sempre connotata da una costante preoccupazione di
fondo: vincere sull'altro, battere l'avversario, dimostrare che si è
migliori, più competenti, più bravi, che la propria tesi è
più corretta o più giusta rispetto a quella dell'interlocutore e
via discorrendo.
Tutti
concordano sull'importanza di un'efficace comunicazione come conditio sine qua
non per creare relazioni sane e reciprocamente gratificanti. Nonostante
ciò, comunicare bene diventa sempre più difficile e in alcuni
casi addirittura impossibile. Basta guardare le innumerevoli situazioni di
conflitto interpersonale che finiscono inevitabilmente nello sterile gioco a
somma zero, che vede tutti perdenti, anche se qualcuno conserva l'illusione di
aver vinto a spese dell'altro.
A quanti è capitato di avere un
importante argomento da discutere, magari potenzialmente ansiogeno, che si
sperava di poter trattare in maniera leale e trasparente, e di finire invece
nel tunnel di un acceso diverbio che, senza rendersene conto, infiamma gli animi
e nonostante le buone intenzioni di voler analizzare l'argomento in maniera
civile e democratica, di ritrovarsi a un certo punto uno contro l'altro, privi
di controllo emotivo, più propensi a reagire e a difendere la propria
posizione che a comunicare, più disposti a entrare in conflitto
anziché essere sinceramente disponibili al dialogo?
Certamente sarà capitato a molti
di dover pagare le conseguenze più o meno gravi di un comportamento
così palesemente inadeguato, che rivela tutti i limiti delle proprie
capacità comunicative.
La
risposta al perché questo accada sembra essere che non siamo
emotivamente intelligenti, manchiamo di quella forma sofisticata, ma
indispensabile di intelligenza umana di livello superiore, che è appunto
l'intelligenza emotiva e così il nostro modo di comunicare risulta
inefficace e inappropriato, qualche volta anche socialmente scorretto e
comunque disfunzionale rispetto agli obiettivi in gioco.
E'
proprio l'intelligenza emotiva a fare la differenza tra chi utilizza in modo competente
gli strumenti della comunicazione ottenendo buoni risultati in termini di
approvazione sociale e consenso e chi, invece, non avendo familiarità
con tali strumenti, o ignorandoli del tutto, compromette irrimediabilmente gli
esiti comunicativi, riportando la peggio in ogni situazione.
E'
sempre l'intelligenza emotiva a consentirci di poter affermare senza ansia, con
calma e assertività il nostro punto di vista nel pieno rispetto di
quello altrui, e senza perdere il controllo della situazione. Quando si
è emotivamente intelligenti, si è in grado di comunicare con il
cuore e non si sente il bisogno di umiliare, offendere, squalificare l'altro,
non si pretende di primeggiare e vincere a tutti i costi alla ricerca di un
potere che abbia effetto ansiolitico e che permetta di mantenere sotto
controllo la propria ansia e insicurezza.
Tutto
avviene ed evolve in maniera naturale e gli equilibri relazionali sono salvi.
Quando, invece, ci si lascia guidare solo dalla testa e dalla
razionalità, mettendo da parte il cuore e le sue ragioni, si finisce
quasi sempre per ritrovarsi in una disputa senza fine in cui ognuno è
ancorato rigidamente alle proprie posizioni e, senza saperlo, si gettano le
basi per un finale prevedibile e abbastanza scontato, che nella migliore delle
ipotesi sarà una situazione reciprocamente insoddisfacente del tipo muro
contro muro. Se invece si avesse maggiore consapevolezza di sé e del
proprio stile di comunicazione (ma la consapevolezza è un elemento
fondamentale dell'intelligenza emotiva), si eviterebbero tanti errori nel
rapportarsi agli altri.
Perché tutto questo accade? Troppo spesso comunichiamo senza applicare i principi
dell'intelligenza sociale ed emotiva, ovvero passiamo troppo tempo a discutere,
a criticare, a giudicare comunicando con la testa, senza dare il giusto spazio
al proprio cuore. Non dobbiamo dimenticare che la testa è la sede
privilegiata delle paure, delle ansie, delle insicurezze riguardo a se stessi,
alle proprie capacità professionali, al proprio valore. Quando si è
in ansia, sale la tensione emotiva, si è più rigidi ed
emotivamente vulnerabili, il comportamento appare disorganizzato e la
comunicazione diventa meno fluida e lineare, più difficile da gestire
perché concentrata sull'esigenza di controllo e potere personale di cui
si ha un forte bisogno per non sentirsi minacciati.
E'
importante rendersi conto che quando si comunica solo con la testa
razionalizzando sempre tutto, si arriva al confronto o alla discussione con un
Sé fragile, conflittuale, carico di ansia e paure e generalmente questo
non porta ad alcuna conclusione positiva, che potrà essere tale solo se
entrambi i soggetti comunicanti sentiranno di aver vinto e non perso.
In
caso contrario, in quel particolare contesto comunicativo si troveranno a confrontarsi
due persone in ansia, bloccate dalla paura, che si sentiranno reciprocamente
minacciate e insicure e quindi più propense a stare sulla difensiva e a
vedere l'altro come un nemico da affrontare e battere a tutti i costi,
anziché un partner comunicativo con cui dialogare. In questi casi,
quella che nasce come una semplice discussione o confronto, può finire -
per effetto della dissonanza cognitiva - in una situazione di aspro conflitto
che generalmente diventa guerra psicologica ad oltranza.
Quando
si comunica in uno stato di paura o di ansia, si tende ad affrontare la
situazione con un approccio mentale del tipo vincere/perdere. Io devo vincere,
tu devi perdere; io ho ragione, tu torto, io devo parlare, tu devi tacere,
ecc.. Alla base di un tale atteggiamento ci sono sempre convinzioni di fondo
riguardo alla propria posizione esistenziale, aspetto decisivo della propria
personalità, che identifica il modo di porsi nei confronti degli altri e
della vita.
E
un eccesso di razionalità misto ad ansia può spingere l'individuo
a pensare Io sono Ok, Tu non sei Oke ad agire di conseguenza, rapportandosi
agli altri in maniera sbagliata. In realtà, il problema è che se
affrontiamo la questione in questa ottica, squalificando l'interlocutore e attribuendogli
inconsciamente il ruolo di perdente, non ne verremo mai fuori e non potremo
avviare, costruire e mantenere una relazione reciprocamente gratificante, che
potrà durare nel tempo solo se sostenuta da solide basi come il rispetto
reciproco, la tolleranza, l'orientamento al dialogo e l'accettazione dell'altro
come partner comunicativo.
Perciò,
è bene considerare che quando comunichiamo con la testa provando ansia
da prestazione e da risultato, senza renderci conto di essere guidati dalla
paura, allora ci stiamo avviando verso la sconfitta e il gioco a somma zero,
micidiale trappola emotiva dalla quale sarà poi difficile se non
impossibile uscire.
Stando
così le cose qual è l'alternativa? L'alternativa consiste nel
riuscire a comunicare dal cuore e con il cuore per arrivare al cuore
dell'altro, dando il necessario spazio ai sentimenti e alle emozioni. Questo
significa aprirsi sinceramente alla cultura del dialogo, dell'uguaglianza e
della parità dei diritti. Entrare in una dimensione comunicativa e
relazionale vera, autentica, profondamente gratificante, alla base della quale
ci sono sentimenti importanti come la fiducia, la tolleranza, l'empatia,
l'amore e il rispetto per l'altro. Tutto questo è intelligenza emotiva!
Ed è quello che serve per creare sintonia comunicativa, cultura del
dialogo, simmetria relazionale, convergenza sugli obiettivi e, in ultima
analisi, un risultato finale reciprocamente soddisfacente, che consente ad
entrambi di vincere e di sentirsi Ok. A pensarci bene non ci sono alternative!
Si
potrebbe obiettare che in teoria il discorso non fa una piega, tutto fila
liscio come l'olio, ma nella pratica la faccenda è molto più
complicata. E' vero, non è affatto semplice comunicare con il cuore.
Bisogna prenderne atto, costa più fatica e poi la verità è
che non siamo abituati a farlo e ci vuole allenamento!
E
nessuno ci ha educati a comunicare con il cuore e insegnato ad acquisire questa
fondamentale competenza di vita, indispensabile per comunicare bene in qualsiasi
contesto e ambiente. E la maggior parte di noi non ha purtroppo avuto buoni
maestri né in famiglia né tanto meno a scuola, ed è per
questo che oggi risulta difficile operare una inversione di tendenza che
richiede coraggio, flessibilità, capacità di mettersi in gioco
oltre a uno sforzo notevole di ristrutturazione cognitiva e di cambiamento del
proprio stile di comunicazione e di comportamento sociale, indispensabile per
riuscire a riconoscere, gestire ed esprimere adeguatamente i propri pensieri,
stati d'animo ed emozioni.
La
maggior parte delle persone non è disposta a compiere questo sforzo, pur
sapendo che si tratta di un salto di qualità che può migliorare
la qualità della vita, perché pensa di non esserne in grado
(ammesso che ne abbia consapevolezza), tanto è cristallizzato
l'automatismo di certe routine difensive che creano un modo di comunicare che,
per quanto risulti oggettivamente inadeguato e disfunzionale, è pur
sempre parte integrante del proprio modo di essere. E cambiare si sa non
è per niente facile!
Tutte
queste considerazioni ci aiutano a comprendere e soprattutto possono spingerci
ad applicare correttamente nella vita sociale professionale di tutti i giorni i
suggerimenti che seguono, indispensabili per imparare a comunicare con il
cuore. Essi costituiscono la premessa fondamentale di un percorso in
autoapprendimento sul tema dell'intelligenza emotiva nel quale ognuno
potrà trovare, se motivato a farlo, le risposte a un suo bisogno
interiore di cambiamento e miglioramento o di semplice riconciliazione con se
stesso.
Acquisire
consapevolezza di questo percorso significa già essere a buon punto
sulla strada lunga e a volte in salita del cuore. Il resto viene da sé
con la pratica sapendo che il viaggio intrapreso è un viaggio interminabile,
ma allo stesso tempo è un'esperienza entusiasmante, un'autentica sfida
con se stessi che vale la pena di affrontare perché forse rappresenta
l'unica strada conosciuta dal cuore per arrivare a star bene con se stessi e
con gli altri.
Sette passi per imparare a comunicare
con il cuore
Convincersi
che comunicare con il cuore è possibile oltre che psicologicamente
gratificante. Basta volerlo e cominciare subito a farlo con la consapevolezza
che solo la pratica rende perfetti. Lo sforzo iniziale che può rendere
difficile la partenza, sarà largamente compensato in seguito dalla gioia
derivante dall'essere riusciti a diventare emotivamente più
intelligenti.
Interessarsi
agli altri. Più ci interessiamo degli altri e di quello che sta loro a
cuore e più gli altri si interesseranno di noi.
Ognuno
in cuor suo vuole sentirsi importante, apprezzato e stimato. E se è vero
che il proprio mondo conta sempre di più di quello degli altri, è
anche vero che cercare di capire che cosa interessa agli altri, quali sono i
loro obiettivi, le loro speranze, le loro paure, aiuta a comunicare meglio e a
farsi degli amici, bloccando già sul nascere molti dei possibili motivi
di divergenza o fattori di conflitto interpersonale.
Abbandonare
l'idea di essere infallibili.
Errare
humanun est, dicevano i latini e pensare di avere sempre ragione è pura
follia! Nessuno è o potrà mai essere detentore di verità
assolute; perciò chi riesce a dubitare di sé e delle proprie
opinioni e mette in conto l'eventualità di potersi sbagliare, è
più saggio di quanto non pensi. Nella sua filosofia di vita trova spazio
un principio cardine della P.N.L. (Programmazione Neurolinguistica): la mappa
non è il territorio. E la mappa comprende le proprie convinzioni, idee,
opinioni che sono le proprie e non quelle dell'umanità intera.
Imparare
ad ascoltare. Saper ascoltare sembra facile o addirittura scontato, dopotutto
è una funzione spontanea e naturale della comunicazione, appresa sin
dall'infanzia, che sembrerebbe non richiedere alcuna abilità. Invece non
è così, perché saper ascoltare è una competenza
emotiva di fondamentale importanza, ed è grazie ad essa e all'empatia,
che poi è la capacità di mettersi nei panni degli altri,
sforzandosi di vedere le cose dal loro punto di vista e di coglierne il vissuto
emotivo, che si può imparare a comunicare con il cuore. Senza una buona
capacità di ascolto empatico, è praticamente impossibile riuscire
a farlo!
Considerare
le emozioni una risorsa. Imparare a riconoscere, gestire ed esprimere i propri
sentimenti e stati d'animo è una grande conquista personale, che
promuove l'equilibrio interiore e predispone all'autorealizzazione. Per questo
soffocare le proprie emozioni è l'atteggiamento più sbagliato che
ci sia, mentre intraprendere, a qualsiasi età, un percorso di
alfabetizzazione emozionale è una scelta vincente che può
migliorare la qualità della propria vita affettiva, sociale e
professionale.
Dire
quello che si pensa senza temere il giudizio degli altri. Se dire quello che si
pensa aiuta a sentirsi bene ed in pace con se stessi, farlo con un pizzico di
tatto e diplomazia è un obbligo sociale ancora più importante ai
fini dell'approvazione e del consenso in quanto consente di apparire agli occhi
degli altri più sicuri di sé e delle proprie convinzioni nella
giusta misura. Per questo nel sostenere le proprie idee ed opinioni,
bisognerebbe accuratamente evitare qualsiasi esagerazione o forma di arroganza,
saccenza e assolutismo che potrebbero indurre l'interlocutore ad irrigidirsi, a
stare sulla difensiva e a contraddire o rifiutare del tutto il nostro punto di
vista. Siate perciò eleganti nel linguaggio e nel modo di esporre
ciò che pensate, anteponendo possibilmente al vostro pensiero
espressioni tipo io credo…, io ritengo che… .
Lasciando
aperta la porta del dubbio, risulterete più convincenti.
Sviluppare
un orientamento al dialogo. Chi vuole davvero imparare a comunicare con il
cuore non ha altra scelta: deve far proprio il principio win-win
(vincere-vincere) e assumerlo come costante psicologica in tutte le dimensioni
della propria esistenza, da quella affettiva a quella sociale e professionale.
In base a tale principio, in qualsiasi contesto o situazione comunicativa si
può vincere insieme (vinco io - vinci tu) senza entrare inutilmente in
conflitto con l'altro.
Anzi
il conflitto, che per sua natura è parte integrante della vita di
relazione, in base al suddetto principio, viene
vissuto come una buona occasione di confronto, utile alla propria crescita,
anziché come un inevitabile scontro in cui uno deve per forza vincere e
l'altro perdere.
Bibliografia:
V.
D'Amato: L'arte del dialogo - F. Angeli;
M.
D'Ambra: Le nuove tecniche di comunicazione - De Vecchi Editore;
Daniel
Goleman: Comunicare con intelligenza emotiva -
Rizzoli;
C.
Maiello: L'arte di comunicare - F. Angeli;
I.
Stewart, V. Joines: L'Analisi Transazionale
- Guida alla psicologia dei rapporti umani - Garzanti.
Info
:e-mail
emiesposito@tiscali.it