Il Fermo Biologico

Il Fermo Biologico
In questo articolo si porta a conoscenza una problematica ampiamente nota alla gente di mare ma quasi sconosciuta ai più…”il fermo biologico della pesca”, regolamento CE n° 1967/2006 e succ. mod. Tale regolamento nasce con l’obiettivo di garantire la rigenerazione dell’ecosistema marino, delle specie ittiche e per salvaguardare una produzione al collasso. Pertanto, di anno in anno, con decreto, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, calendarizza tale imposizione con archi temporali senza precisi criteri, facendolo ricadere nel periodo tra settembre e ottobre. Non esaminando le diverse realtà marine locali, accade che il fermo viene applicato nel periodo sbagliato, quando le specie ittiche si sono ampiamente già riprodotte, autorizzando i pescatori ad esercitare la pesca proprio nel periodo di riproduzione che nel mar Mediterraneo avviene nei mesi tra aprile e maggio, ironia delle norme si pesca quando non si deve e si sosta quando si può, creando così un gran disastro. Disastro biologico ed anche economico, si permette di introdurre sul mercato Italiano, pesce pescato all’estero quando l’estero è il Marocco piuttosto che la Croazia le cui acque marine certamente non sono lontane da quelle italiane dove i pesci posso transitare senza dover presentare il passaporto. Anche i consumatori pagano di tasca propria questa balorda normativa. A fine settembre 2014 il “Consorzio Pescatori Riuniti” di Santa Maria di Castellabate in Salerno con forme civili e propositive, ha chiesto al Ministero una deroga al fermo per due giorni al fine di dimostrare le ricadute della difformità normativa derivante dall’applicazione del fermo in quel periodo. In tale occasione fu presente la Commissione Europea della pesca e il contributo di un biologo ricercatore ha permesso di evidenziare che nel periodo “imposto” non erano presenti esemplari di specie ittiche con uova per la riproduzione o di pesci di novellame. A riprova che quanto da sempre sostenuto dai pescatori. Il Consorzio ha provveduto a trasmettere alla Direzione Generale del Ministero della politiche agricole alimentari e forestali la dettagliata relazione redatta dal biologo, ad oggi si resta ancora in attesa di riscontro. Certamente sarebbe meglio far scrivere la storia del mare agli stessi pescatori in accordo con la natura e non che venga calata dall’alto senza conoscere le peculiarità locali.
Avv. Amalia Somma
 
 

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