L’
Italia è caratterizzata da moltissime piccole banche e pochissime grandi banche
che sono anche riuscite a penetrare diversi mercati esteri. Le piccole banche
(regionali) sono quelle che, in larga misura, forniscono credito alle piccole e
medie aziende italiane. Tipicamente queste banche finanziano l’espansione dei
loro bilanci o attraverso l’emissione di obbligazioni finanziarie oppure dei
depositi. L’innovazione finanziaria (cioè l’uso di prodotti finanziari
derivati), in larga misura, non è molto usata. Sono pochissime le banche (2-5%)
che utilizzano prodotti finanziari derivati per reperire capitali. Invece, un
approccio più bilanciato fatto di obbligazioni, depositi e derivati favorirebbe
le piccole e medie imprese specialmente nel sud Italia, fornendo loro liquidità
a costi più bassi. L’uso di derivati, per reperire capitali, potrebbe favorire
le stesse banche (soprattutto quelle italiane che sono caratterizzate da bassa
efficienza) rendendo la loro gestione di bilancio più efficiente.
La
tavola di seguito mostra il Ritorno sugli Asset (ROA) e il rapporto tra Costo e
Reddito Prodotto (CIR) di alcune banche italiane come misura di efficienza di
una banca:
UniCredit SpA
0.17 0.21 61.32 61.61
Intesa Sanpaolo
0.47 0.53 58.70 63.07
Banca Popolare di Milano SCaRL
0.23 0.29 70.24 75.95
Banca Popolare di Ancona SpA
0.12 0.28 59.06 60.00
Banca Carime Spa
0.69 0.83 64.18 67.16
Souce: bankscope.
ROA and CIR refer to the
period 2000-2010
Comparando questi dati con quelli di un recente studio fatto sulle banche
spagnole (sia che usano cartolarizzazione e che non) tra gli anni 2000-2007 in
termini di ROA, si vede che per le banche spagnole che usano cartolarizzazione è
di media 0.92 e 0.86 per quelle che non le usano. Invece il CIR è
rispettivamente di 55.82 e 57.94. Nei periodi in cui il risparmio degli italiani
è stato elevato ed era accompagnato da un’espansione economica, le banche
italiane si sono avvantaggiate di queste condizioni estremamente favorevoli per
finanziare una parte significativa dei loro costi. Alla luce delle attuali
condizioni economiche e di un livello di risparmio decisamente più basso, le
banche potranno finanziare i loro costi solo abbattendo quelli non necessari ed
aumentando allo stesso tempo l’efficienza.
Negli ultimi anni si è molto parlato dei crediti inesigibili (o difficile
riscossione) fermi sui bilanci delle banche italiane e di come fare per
rimuovere questa enorme massa di asset illiquidi per favorire la ripresa del
credito. Durante il Governo Letta si è molto parlato di instituire una “Bad Bank”
(BB) cioè una banca con bilancio autonomo ove trasferire la massa di asset
illiquidi che ristagna sui bilanci delle banche. La BB dovrebbe gestire gli
asset illiquidi accollandosene il costo e quindi profittando di un eventuale
ritorno potenzialmente alto. A tal proposito si è parlato molto ma si è fatto
pochissimo (o niente). Ritengo che, l’idea di instituire delle BB (quindi
private) dovrebbe essere incoraggiata e che sia l’unico modo più economico per
far ripartire il credito. In questo articolo non mi soffermerò sull’aspetto
pubblico o privatistico della BB ne sul tipo di garanzia pubblica o sulla
valutazione degli asset (al valore di bilancio o quello di mercato?), vorrei
invece fare delle riflessioni sul tipo di management che la BB dovrebbe avere.
Una volta che gli asset illiquidi saranno trasferiti alla BB, la stessa dovrà
decidere della gestione degli asset. Assumendo per convenienza che questi siano
tutti crediti (di diverso rischio) omogenei, il manager della BB avrà tre
opzioni per liquidare gli asset: 1) venderli singolarmente; 2) metterli insieme
come sottostante di obbligazioni per poi venderli sul mercato; 3) combinare le
obbligazioni appena descritte con cartolarizzazione. L’ uso di cartolarizzazioni
è quello più efficiente. Infatti, il prezzo a cui la BB riuscirà a vendere gli
asset illiquidi dipende molto dal livello di informazione sul sottostante che
l’eventuale acquirente possiede. E’ logico che la miglior strategia della BB
sarebbe quella di mescolare “asset di buona qualità” e “asset di cattiva
qualità” (obbligazione) e offrire sul mercato senior e junior tranches (cartolarizzazioni).
Questo tipo di operazione finanziaria liquiderebbe gli assets in maniera
ottimale e contribuirebbe ad ampliare il mercato delle cartolarizzazioni in
Italia come fonte di approvvigionamento di capitale. Considerando i bassi
rendimenti offerti da molti strumenti finanziari ed il desiderio, soprattutto
degli investitori esteri, per rendimenti più alti, questo è, a mio avviso, il
momento giusto per far partire l’idea di una BB. Attendere ulteriormente
significherebbe accollarsi la responsabilità di lasciare le banche con
un’ingente somma di crediti illiquidi sui loro bilanci in uno scenario di tassi
di interesse crescenti.
Prof. Mario Cerrato
|